E se per la Presidenza di ATO il centrodestra non guardasse a Mandello ma... alla Lega?

Riccardo Fasoli e Angelo Isella, sotto Marco Bonaiti e Stefano Parolari
Se la scorsa settimana, è prevalsa – dopo discussione – la linea attendista, la prossima sarà quella dei nomi da mettere necessariamente sul tavolo. E se Lelio Cavallier parrebbe inamovibile dalla testa di Lario Reti Holding, forte di un invidiabile appoggio trasversale su cui certo il suo attuale vice Pietro Galli (Forza Italia, ala “piazzista”) non può contare, la partita pare proprio – come già detto – essersi spostata sulla presidenza dell'ATO, seggiola questa non remunerata – a differenza dell'altra – ma, in linea teorica, sovraordinata. L'Ufficio d'Ambito ha compiti infatti di pianificazione, regolazione e controllo sull'attività del Gestore del servizio idrico integrato e dunque di Lrh. Un'eccessiva commistione tra l'Authority con Paolo Negri alla guida e il braccio operativo affidato alla presidenza di Cavallier è stata – non velatamente – sottolineata, già a aprile 2021, da più sindaci in rappresentanza dei comuni non soci di Lario Reti chiedendo che l'ATO torni a fare l'ATO.
Sfilatosi dalla partita di sindaco di Brivio Federico Airoldi, aspira al posto il collega di Mandello Riccardo Fasoli, spalleggiato dall'asse del Lago e quindi da Stefano Cassinelli di Dervio e Monica Gilardi di Colico e ben visto anche dalla corrente “civica” ma considerato invece dai suoi “oppositori” - anche dell'area di centrodestra – troppo vicino a Cavallier, oltre che sganciato dalle logiche partitiche che, per quanto ne dica Antonio Rusconi, ancora pesano. E proprio per ragioni di opportunità, Mauro Piazza – colui che ha guidato la “presa” della Provincia da parte del centrodestra, andando a occupare con due elementi della sua comunità politica presidenza e vicepresidenza, infilandoci pure il portaborse – potrebbe a questo turno fare un (apparente) passo indietro. Per la guida di ATO potrebbe spianare la strada a sindaci della sua “area” come Angelo Isella di Civate o Giuseppe Chiarella di Molteno, entrambi indicati con il giusto profilo per la carica. Ma perché lasciare ancora a bocca asciutta la (vecchia) Lega, avendo la tessera del movimento in tasca? Sostenere un “lumbard” old style placherebbe le invidie nate dopo le elezioni provinciali, con l'unico rappresentante di Fratelli d'Italia diventato capogruppo di maggioranza e i leghisti – pur passati da due scranni a tre, oltre a quello “teorico” di Micheli, entrato nel partito, pagando l'obolo d'accesso online, seguendo proprio Piazza – relegati a “semplici” consiglieri. Un “Alberto da Giussano nostrano” poi non si risparmierebbe nella mission di controllo su un gestore in mano ad altre forze. C'è chi parla di Roberto Castelli, chi di un calolziese come Marco Bonaiti (già membro del cda) e chi dell'insospettabile Stefano Parolari, ex commissario provinciale, rimpiazzato con il ben più giovane Daniele Butti, originale forse ma addentro alle questioni societarie. A questo pare si lavori. In danno a Fasoli, con la sua Mandello – il dettaglio non è passato inosservato - già “premiata” da una pioggia di finanziamenti regionali per il risanamento delle acque lacustri, concessi su richiesta... di ATO e Lrh.
A.M.
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