Lecco: in tantissimi alla veglia in Basilica, 'Signore non ti invochiamo per noi stessi, per la bolletta del gas, ma per la pace in Ucraina'

Veglia di preghiera in sostegno al popolo ucraino mercoledì sera in Basilica a Lecco. Presenti alla funzione, guidata dal prevosto monsignor Davide Milani e da padre Vitaly Korsakov, sacerdote della comunità ortodossa, una rappresentanza degli amministratori della Provincia e tantissimi fedeli in preghiera.

Il momento di riflessione è iniziato con l’intervento di monsignor Milani, che ci ha ricordato come: “Noi soffriamo per l’assenza della pace, per la sofferenza degli uomini, per la guerra in Ucraina. Ma non dobbiamo aspettare inermi il cambiamento di questa situazione. No, dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi per mettere fine alla guerra. Infatti è cosa risaputa che il compito degli uomini è trovare il colpevole, distinguere le varie fazioni, ma per poter giungere alla pace dobbiamo cambiare questo sistema che colpevolizza, che disgrega. Signore ti preghiamo affinché avvenga questo cambiamento, per la nostra città e per il mondo intero. Ti preghiamo per i nostri fratelli ortodossi, per l’Ucraina. Non ti invochiamo per noi stessi, per la bolletta del gas, ma per la pace in Ucraina”.
All’intervento del decano sono seguite diverse preghiere tra cui il salmo 120 (119), invocazione alla pace, cantato dai fedeli ortodossi riuniti in basilica, in un’esecuzione talmente unica che ha lasciato senza parole i presenti. La comunità ortodossa di Lecco si riunisce nella parrocchia di San Nicola di Myra, guidata da padre Vitaly, sotto la giurisdizione del patriarcato moscovita, che raccoglie al suo interno non solo fedeli russi ma anche ucraini e moldavi.

La funzione è poi proseguita con tre testimonianze. La prima si riferiva al discorso tenutosi a Gerusalemme il 12 Marzo 2003 dal cardinale Carlo Maria Martini, che predicava come il desiderio di pace deve ricordarci tre cose: “La prima è che la pace ha un costo… Ciò significa che bisogna essere disposti a pagare un prezzo e a rinunciare anche a qualcosa a cui si avrebbe diritto… Una seconda cosa che menzionerei è che la pace non è mai un edificio solido… ma somiglia piuttosto a una tenda, ad un castello di sabbia, da custodire e da ricostruire sempre con infinita pazienza… La terza verità è che la pace seria e duratura… è da chiedere a Dio nella preghiera con tutte le forze possibili…”.
La seconda testimonianza si riferiva al mondo cristiano evangelico, con uno scritto del diacono battista William Berry (1753-1824), che già nel suo tempo predicava la pace e non la guerra: “Non crederemo mai che la guerra e la fame siano inevitabili, e la pace inaccessibile”.
Infine la terza testimonianza consisteva in un messaggio del Metropolita di Kiev, primate della chiesa ortodossa (russa) ucraina. In cui l’arcivescovo condannava l’invasione russa e ricordava l’origine comune delle due nazioni: “Il popolo ucraino e il popolo russo sono usciti dal fonte battesimale del Dnepr, e una guerra fra questi popoli significa riprodurre il peccato di Caino, che per invidia uccise suo fratello, Questa guerra non ha giustificazioni né presso Dio, né presso gli uomini”.

Al termine di queste tre autorevoli testimonianze è intervenuto padre Vitaly: “Ho pensato molto alle parole che oggi avrei potuto dirvi, ma non ne ho trovate nessuna se non quelle del evangelista Giovanni: “Amatevi gli un agli altri, come io ho amato voi”. Ringrazio Dio per la vostra presenza, chiaro segno del suo amore. Sono giunto in Italia dieci anni fa, e so per certo che gli italiani sono esempio di uomini e di cristiani, ringrazio ancora una volta Dio per essere qui. Ringrazio in primis il sindaco Mauro Gattinoni, che fin dal primo giorno di guerra si è mosso in nostro aiuto, lavorando insieme per raccogliere aiuti umanitari, ringrazio anche don Andrea, parroco di Malgrate, che si è sempre dimostrato disponibile ad aiutarci e ringrazio tutti gli italiani che raccolgono fondi per la nostra gente. Chiedo infine a chi non si è ancora mosso di aderire alle diverse campagne in difesa del popolo ucraino con cibo, farmaci e beni di prima necessità”.

Riportati poi alcune parti molto energiche dell’omelia dell’arcivescovo Delpini: “Non disperate dell’umanità, tutti siamo chiamati a creare la socialità, la vocazione all’amore fraterno presenti sulla Terra affidata da Dio agli uomini per vivere in pace. Per chi ama la guerra ricordo che tutti dobbiamo morire. Nessuno può sottrarsi al giudizio di Dio. Bisogna confidare e aiutare le persone vicine a noi, viene il momento di prendersene cura in maniera lungimirante”.
Dopo la lettura della Supplica per la pace padre Vitaly e monsignor Milani hanno acceso un piccolo cero difronte all’icona della Madre di Dio e alla reliquia di San Nicola, ponte delle nostre due comunità.

La cerimonia è poi proseguita con diverse altre preghiere e il canto russo del Troparion di San Nicola, terminando infine con il canto Madonna nera e con la devozione della reliquia di San Nicola da parte della comunità ortodossa.
Grati per tutto il sostegno ricevuto la comunità ortodossa ha preparato alcuni dolci, donati infine ai numerosi sindaci e sacerdoti presenti in Basilica.
Federico Radaelli
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