Mandello: in tanti per l'ultimo saluto a Redaelli, 'il Re del Civetta'. 'Ora sei sulla cima più alta'

"Un nostro amico hai chiesto alla montagna. Lascialo andare per le tue montagne". L'inno "Signore delle cime", intonato nella Chiesa del Sacro cuore a Mandello del Lario, ha accompagnato questa mattina l'ultimo saluto a Giorgio Redaelli, che da Cassina Valsassina è tornato per il riposo eterno nel camposanto ai piedi di quella Grigna su cui aveva mosso i primi passi da arrampicatore fino a divenire "il Re del Civetta", così come era conosciuto e chiamato da tutti gli estimatori dal mitico alpinismo degli anni Cinquanta.


Giorgio Redaelli

"Penso alla vita di Giorgio, creativo estroverso, espresso nel suo carattere fin da piccolo, attorno a questa chiesa". Queste le prime parole dell'omelia di don Ambrogio Balatti, pronunciate all'interno di quel sacro edificio che all'epoca, ancora in costruzione, era usato come palestra di roccia, tra un calcio al pallone nel campo sportivo dell'oratorio.




A salutare l'alpinista tantissime persone, tra cui l'amico e compagno di cordata Roberto Sorgato, partito alle cinque del mattino da Belluno, che con lui ha condiviso le fatiche e le gioie della conquista della vetta. Accanto alla moglie Aurora e ai figli Nicoletta e Mauro, la calda e sincera vicinanza di tutti coloro che a vario modo lo hanno avvicinato e apprezzato le sue doti. Dal sindaco di Cassina Valsassina Roberto Combi all’assessore allo Sport del comune Mandello Sergio Gatti, entrambi con la fascia tricolore.


Poi i momenti più personali, incancellabili, esternati dalle nipoti a fine celebrazione. "Ricordo che quando ero piccola spesso dicevo alla nonna che ti avrei sposato perchè l’amore che ho da sempre provato nei tuoi confronti era noto a tutti: con orgoglio ho sempre detto al mondo intero che mio nonno è "il Re del Civetta". Porto nel cuore i pomeriggi passati al Minigolf di Barzio, e quando siamo andati a comprare la mia prima mazza (ovviamente rosa). Poi le settimane a Bormio, le partite a carte in cui vincevi sempre. Non sai quanto mi sia dispiaciuto non poterti rendere fiero di me come speravo. Ma ti prometto che arriverà il giorno in cui lo sarai, anche se in un altro modo. Buon viaggio "Re del Civetta", bentornato in cima! Sei e sarai sempre il mio nonno sprint, ti voglio bene. Tua Caterina".



A seguire il saluto dell'altra nipote, Carolina: "Ciao nonno. Gli ultimi tempi non eri più tu, ma non importa, quello che conta è ciò che hai lasciato nei nostri cuori e che custodiremo per sempre, come gli indelebili ricordi in Artavaggio, dove tu eri il nostro migliore compagno di giochi, quando ci divertivamo a giocare a golf dal terrazzo verso i campi e poi facevamo la gara a chi trovava più palline. Ti confesso che, per quanto io fossi competitiva e volessi averne sempre più di tutti, quelle che finivano nella cacca delle mucche facevo finta di non vederle, per lasciarle raccogliere a te. Quando ci portavi ad arrampicare sulle rocce con le corde e l’imbragatura, e ci raccontavi delle vette che avevi conquistato, delle notti trascorse in parete e di quanto amavi la montagna, cosi tanto da essere riuscito a trasmettere questa passione anche a tutti noi. Mi piaceva quando arrivavi a casa nostra e volevi solo due cose: i polaretti e il golf in tv. E anche quando mi chiedevi di caricarti su Wikipedia l’enciclopedia sulla quale ti avevano aggiunto perchè le tue imprese erano importanti".


Roberto Sorgato con la moglie di Redaelli e, sulla sinistra, il figlio Mauro

"Ricordo - ha proseguito - quando mi portavi le chiavette Usb piene di foto, di te e della nonna in giro a scalare montagne e conquistare vette. Come saresti orgoglioso di tutti gli articoli che sono usciti lunedì mattina, saresti tanto fiero di quello che hanno scritto su di te, delle tue imprese e delle tue amate montagne. So che avresti preferito morire in parete, lo ripetevi sempre, ma non avremmo avuto la fortuna di averti al nostro fianco. Mi piace pensare che sarai in un posto migliore e passarai le tue giornate giocando a golf e scalando qualche vetta, sicuramente ora hai raggiunto quella più alta di tutte. Come dicevi tu, c'è il Re di Francia e il Re di Norvegia, e poi ci sei tu, "il Re del Civetta". Ciao. Ti ameremo sempre".
Al termine della celebrazione, il feretro è stato portato a spalle fuori dalla chiesa dai Maglioni rossi, con il gagliardetto della sezione del CAI di Agordo posato sulla bara, il tutto per una pagina di storia scritta da aggiungere ai "Momenti di vita" raccolti nel suo libro.
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