Lecco: il regista Giuseppe Tornatore in città con ''Ennio'' il film dedicato al genio delle colonne sonore

Don Davide Milani, Giancarlo Pisacane e Giuseppe Tornatore

«Questo film è una maniera di condividere con il pubblico il grande privilegio che ho avuto», il privilegio di un rapporto durato oltre trent'anni di sodalizio professionale e di amicizia. Così, il regista Giuseppe Tornatore ha parlato al pubblico lecchese del film "Ennio"- in cartellone ancora oggi (domenica 27 febbraio) al cinema Nuovo Aquilone di Lecco e dedicato al grande compositore Ennio Morricone, autore delle colonne sonore di circa 500 film, scomparso due anni fa all'età di 91 anni.


Introdotto dal prevosto don Davide Milani e intervistato dal critico cinematografico Giancarlo Pisacane, il celebre registra ha raccontatole gestazione di un film-documentario che ha condensato in due ore mezzo circa 77 ore di intervista con lo stesso Morricone e il racconto di un'altra settantina di "testimoni" (registi, compositori, cantanti, musicisti, produttori), appunto circa 500 film da rivedere e materiale d'archivio per centinaia di ore di registrato, complessivamente circa 600 ore di materiale su cui lavorare per una pellicola «che non voleva essere un film su Morricone ma sulla musica di Morricone». Per il montaggio ci sono voluti due anni e mezzo.

Il regista Giuseppe Tornatore

In realtà - ha confessato Tornatore - «non avevo mai avuto l'idea di realizzare un documentario su Morricone. L'idea è stata dei due giovani produttori Gabriele Costa e Gianni Russo, che un giorno sono venuti da me chiedendomi appunto se fossi interessato al progetto. Ho risposto che avrei fatto il film se Morricone fosse stato d'accordo. Sapendo del suo imbarazzo davanti alle telecamere, ero convinto che avrebbe risposto di no e quindi il progetto sarebbe finito in un cassetto. E invece lui mi chiamò. E così rimasi incastrato.... La condizione era che Morricone potesse parlare liberamente. E' stata un'intervista durata undici giorni per cinque o sei ore al giorno». In tutto, appunto 77 ore di registrato, in cui il compositore raccontava di se stesso, del compositore di musica colta prestato al cinema e pertanto inizialmente guardato con diffidenza dal proprio mondo, e raccontava della genesi di molte delle colonne sonore diventate immortali.

Modesto, «inconsapevolmente modesto - ha continuato il regista - lui sapeva di essere un ottimo compositore ma non si rendeva conto di essere un genio. La sua era la dimensione di un artigiano che conosce il proprio mestiere. Essendo un compositore, lui doveva comporre tutti i giorni, che ci fosse in preparazione un film o meno. Ed è difficile risalire a tutto quanto ha prodotto, impossibile ordinare l'opera omnia. Tante cose che ha fatto non esistono più. Le distruggeva egli stesso. Quando, per esempio, presentava cinque o sei proposte per un film, una volta che il regista avevo scelto le altre le buttava». E infine, il riconoscimento del ruolo della moglie Maria «della quale è sempre stato innamoratissimo» e che ha permesso che il marito potesse dedicarsi interamente alla composizione.
D.C.
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