PAROLE CHE PARLANO/62

LA TARTARUGA

Quando sentiamo parlare di tartarughe, le prime cose che ci vengono in mente sono la loro lentezza nel procedere e il loro guscio, una sorta di casa protettiva che si portano dietro per tutta la vita e che riteniamo, a torto o ragione, causa della loro lentezza.
Con il termine tartaruga nel linguaggio comune indichiamo tutti i Cheloni o Testudinati sia terrestri sia marini. In realtà, solo quelli marini sono propriamente tartarughe, mentre quelli terrestri o d'acqua dolce dovremmo chiamarli testuggini.
I Romani hanno coniato il termine testa, per indicare i cocci o i gusci, compresi quelli delle conchiglie; molto conosciuto è il quartiere romano detto Testaccio, in cui sorge una collina costituita da un immenso deposito di cocci di anfore olearie e vinarie, rifiuti depositati nei secoli dai nostri antenati. Il collegamento con le testuggini e i loro gusci appare quindi chiaro. Incredibilmente, il termine tartaruga deriva invece dal greco tartarukos, letteralmente abitante del tartaro. Ma che cosa c'entra questo simpatico animale con quel luogo tenebroso e sotterraneo dove Zeus rinchiuse i Titani? Il fatto è che i primi cristiani la consideravano un essere demoniaco, quindi abitante del Tartaro a cui infine deve il suo nome.
Esiste anche una leggenda sulla sua origine. La mitologica ninfa Chelone (da cui il nome dell'ordine) fu invitata da Zeus per il suo matrimonio. Ma lei, assai pigra e poco propensa ad allontanarsi dalla sua casa, non si presentò, mandando su tutte le furie il padre degli dei. Poteva passarla liscia? A quel tempo era impossibile: fu infatti trasformata nella prima tartaruga, che da allora trascina pesantemente la sua casa senza potersene allontanare, e condannata al silenzio, che iniziò a simboleggiare.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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