In viaggio a tempo indeterminato/219: il dito medio...

"Facciamo il dito medio!".
Sono le prime parole che pronuncia Paolo mentre siamo ancora a letto.
È tutto convinto nella sua affermazione, forse perché è sveglio da un po' e ci ha riflettuto su.
Io, invece, ancora nel dormiveglia, non riesco a capire di cosa stia parlando.
Sarà l'influenza della vicina Sparta che l'ha reso così combattivo?
O forse ha già letto le notizie stamattina e, con quello che sta succedendo nel mondo, in effetti un bel gestaccio servirebbe.
Magari si è sognato di litigare con qualcuno stanotte.
"Forza, alziamoci che oggi abbiamo un bel po' di cose da vedere e non vedo l'ora!".
Ok, sta impazzendo. Che sia un principio di bipolarismo? Penso io ancora sotto le coperte.
"Ma con chi ce l'avevi prima?" chiedo io.
"Con nessuno, perché?"
"Hai detto che dobbiamo fare un gestaccio ma non ho capito a chi e perché?"
"Gestaccio?!? Ma no! Il dito medio è il Mani, la penisola centrale del Peloponneso. Certo che tu la mattina sei lenta a carburare!"
Finalmente, davanti alla tazza di caffè e ai fiocchi d'avena riesco a capire la frase di Paolo.
Il Peloponneso, la regione della Grecia dove ci troviamo da qualche giorno, ha la forma di una mano con 4 dita.
Il Mani, il dito centrale o dito medio, è quello che stiamo per esplorare e già so che ci sarà da divertirsi.

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Mani in greco, Maina in italiano.
Mentre il nome italico ricorda un panettone, quello ellenico fa riferimento a una zona aspra e scoscesa, abitata da pirati combattivi.
Qui la Grecia che abbiamo sempre conosciuto, lascia spazio a montagne altissime quelle del Taigeto, la catena montuosa che spacca in due la regione.
È in queste terre inospitali che è radicata una lunga storia di fiera autonomia.
I Manioti si ritengono i diretti discendenti degli antichi spartani e da sempre conservano una cultura molto forte.
Sono stati gli ultimi ad adottare il Cristianesimo come religione e fino al Novecento credevano ancora negli dei pagani dell'antica Grecia.
Il Mani, poi, è stato l'unico territorio a rimanere indipendente durante l'occupazione ottomana diventando uno degli "scrigni" in cui la cultura greca si è preservata.
La forte identità di questi abitanti si rispecchia ancora oggi nel dialetto parlato tra queste montagne,  una vera e propria lingua a sé.


Per come l'ho descritto finora, il Mani sembrerebbe solo composto da montagne imponenti.
Ma solo perché ho tenuto per ultima la parte migliore: il mare.
Sì perché questi alti picchi praticamente disabitati, si gettano in un mare turchese da cartolina.
E lì, dove il mare incontra la roccia, nascono piccoli paesini che in inverno sonnecchiano al sole, accarezzati dal vento.
Qui sembra esserci poco da fare e anche poco di cui vivere.
Per questo i Manioti erano anche temuti pirati e giustificavano la pirateria con le scarse risorse del territorio in cui vivevano.

E poi le superstizioni, le streghe e i demoni  che secondo antiche credenze, abitavano queste zone.
Un uovo abbandonato a lato strada? Era sicuramente stato stregato con un incantesimo perché chiunque lo mangiasse si innamorasse della strega.
Insomma, questo Mani sembra un mondo a parte.
Il silenzio è la costante del viaggio lungo questa penisola che, a pensarci bene, Paolo aveva descritto perfettamente prima.
"Dito medio" a riassumere l'indipendenza e l'orgoglio che aleggiano in questa terra.
Angela (e Paolo)
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