Lecco: rifiutò di mettere la mascherina sul bus, è condannato. Idem un giovane in giro in lockdown per non stare con la mamma


Lockdown e imposizioni per il contenimento del coronavirus protagonisti oggi in Tribunale a Lecco. Il giudice monocratico Martina Beggio in mattinata si è trovata tra le mani ben tre fascicoli - risalenti al 2020 – aventi quale fino conduttore le prescrizioni anticovid.
Interruzione di pubblico servizio il reato contestato a un pensionato messinese, residente da qualche tempo a Valmadrera. Era il 29 luglio: in Corso Martiri della Liberazione a Lecco, il 72enne – come ha pacificamente ammesso rendendo esame – è salito su un bus della linea 1 Laorca-Chiuso, con la mascherina abbassata sotto il mento. Pregato dall'autista di indossare correttamente il dispositivo di protezione individuale, come in quel momento richiesto per accedere al servizio di trasporto pubblico locale, si è rifiutato di obbedire, redarguendo a sua volta il conducente che effettivamente – come ammesso anche dall'allora dipendente di Linee Lecco – non indossava la mascherina, non essendo tenuto a farlo. “La legge non è uguale per tutti?” ha domandato l'imputato, accomodandosi quest'oggi, al microfono per rendere esame. Al cospetto del giudice, ha così ripetuto quanto a suo tempo aveva spiegato al conducente: vista la presenza a bordo solo di altri 4-5 passeggeri, essendoci i margini per tenere una distanza a suo avviso adeguata, aveva ritenuto di non alzare la mascherina, mal sopportata anche per ragioni legate a difficoltà respiratorie ricondotte a due precedenti infarti. Pur avendo ricevuto le spiegazioni e gli avvertimenti del caso dal conducente – che lo aveva anche pregato di scendere per far ripartire il bus – aveva optato per rimanere seduto, a volto scoperto. Fino all'arrivo della Volante inviata in posto dalla Questura. “Al nostro arrivo l'autista e tutti i passeggeri erano fuori dal mezzo, tranne uno” ha ricordato l'operante, spiegando come l'anziano in sua presenza sia poi sceso dal pullman in maniera “abbastanza istantanea”.
Non gli è però bastato per salvarsi dalla denuncia, avendo interrotto per una mezz'ora il servizio.
“I fatti sono stati confermati da tutti i soggetti sentiti, incluso l'imputato” ha sostenuto, nella propria requisitoria il viceprocuratore onorario Caterina Scarselli, citando dunque l'autista e il poliziotto. Chiara la sua tesi: il passeggero avrebbe dovuto indossare la mascherina in quanto tenuto a farlo, indipendentemente dalla condotta dal conducente. Ed in ogni caso il reato contestato al valmadrerese con origini siciliane si è consumato nel momento in cui il bus ha accumulato ritardo, cagionando un danno anche alle altre persone a bordo, indispettite dall'atteggiamento assunto dall'imputato. 4 mesi la richiesta di condanna. Ha sottolineato  come la condotta del suo assistito non fosse assolutamente tesa a bloccare il pullman, l'avvocato Davide Minervini, difensore del 72enne. 2 mesi la pena sentenziata dal giudice.

Un mese in più – ma con sospensione condizionale e non menzione – la condanna irrogata invece a un giovanotto di Brivio, pizzicato dalla Polizia in centro Lecco il 31 ottobre 2020, durante il “secondo lockdown”. Resistenza e Rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale, i reati per i quali si è trovato a processo. Insofferente nei confronti della madre, quel giorno, come spiegato dall'imputato stesso rendendo esame, era andato a trovare il padre a Valmadrera per poi raggiungere il capoluogo al solo scopo di perdere tempo per non rientrare al domicilio. In via Cavour “l'incontro” con la Volante che lo avrebbe avvicinato per chiedergli conto della sua presenza fuori casa. Temendo la multa, avrebbe provato a darsela a gambe, accelerando il passo fino a venir “braccato” in via Nazario Sauro, dove è stato poi ammanettato e portato in Questura, in considerazione anche dell'atteggiamento non collaborativo tenuto con le divise. 4 mesi e 2 giorni la proposta di condanna avanzata dalla pubblica accusa, considerando la scelta del rito – abbreviato – e la continuazione tra i due reati. Si è battuta per l'assoluzione del suo giovane assistito l'avvocato Elena Ammannato, insistendo nel ribadire come la fuga e il tentativo di sottrarsi ad un controllo non implichino la resistenza. In subordine chiesta la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Linea non accolta dal giudice che, come detto, ha condannato il briviese a 3 mesi.

E colpevoli sono stati infine ritenuti anche due giovani che, sempre in periodo di limitazioni dei movimenti causa virus, si sono resi protagonisti di un inseguimento a Dervio. I due, in auto insieme, in discesa dallo svincolo verso il paese, avevano incrociato una pattuglia dei Carabinieri. Nella tesi accusatoria avrebbero poi fatto di tutto per seminare le divise. Nella versione resa in Aula dal conducente – difeso dall'avvocato Roberto Bardoni – non ci sarebbe stata la consapevolezza della presenza dell'auto con i colori d'Istituto alle loro spalle, tanto da non sbarazzarsi nemmeno dello stupefacente che avevano addosso. “Se lo scopo fosse stato eludere il controllo, non si sarebbe poi fermato in piazzetta, per far scendere il passeggero, residente lì a qualche decina di metri” ha sostenuto il difensore, nella propria arringa. “Manca la consapevolezza dell'alt” ha sottolineato altresì l'avvocato Elena Ammannato, legale invece del ragazzo seduto al fianco del guidatore, evidenziando le peculiarità della posizione del suo assistito. 4 mesi (e non menzione) la pena per il guidatore, presente personalmente in Aula per rendere esame, con “sconto” dunque per l'atteggiamento tenuto nel processo. 6 mesi quella per il passeggero.
A.M.
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