Il sindaco Marco Ghezzi
Il 30% delle famiglie calolziesi che usufruiscono della refezione scolastica ha un arretrato nel pagamento dei buoni mensa. Il dato – preoccupante – è stato fornito direttamente dal sindaco Marco Ghezzi, dopo aver incontrato i responsabili della Ladisa, la società pugliese, con ramificazioni operative in tutta Italia, appaltatrice del servizio. L'appello del primo cittadino è chiaro: chi per “sbadataggine” non ha saldato il dovuto nella sua interezza (si dovrebbe pagare anticipatamente), provveda al più presto. Chi invece non sta pagando i pasti erogati perché in difficoltà, si faccia avanti, contattando gli Uffici così da trovare una soluzione condivisa. Ma si inverta al più presto l'andazzo, per evitare di mettere in crisi l'azienda, che già oggi – in relazione quindi ai primi mesi dell'anno scolastico – lamenta mancate riscossioni per ben 14.000 euro. Su circa 900 alunni iscritti al servizio – tra asili nido, infanzia, scuola primaria e secondaria di primo grado – ben 241 hanno un “debito” nei confronti della Ladisa. Il 30% dunque non è pienamente in regola, magari anche solo per qualche spicciolo. 47 utenti hanno uno scoperto, infatti, sotto i 10 euro. 83 tra i 10 e i 30 euro. 111 oltre i 30 euro di cui 29 sopra i 100 euro. Tra questi ci sono cinque casi per i quali l'esposizione nei confronti del concessionario della refezione scolastica arriva a ben 800 euro. Una situazione che non può essere ulteriormente tollerata, anche nel rispetto di chi paga regolarmente. Oltre ovviamente per ottemperare alla necessità di far quadrare i conti dell'impresa appaltatrice, nella stessa situazione anche in riferimento agli altri plessi extra-calolziesi del Comprensivo.
“Ci sono state chieste azioni nei confronti dei genitori che non pagano il servizio” ha spiegato Ghezzi. “Non sono però di nostra competenza, come comune. Ci siamo impegnati però, per risolvere il problema, a compiere un'opera di sensibilizzazione, senza creare tensioni. Ci siamo opposti anche alla soluzione prospettata dall'azienda di non servire più il pasto a chi non è in regola”.
4 euro e 70 centesimi il prezzo massimo di ogni pranzo in mensa, con 18 utenti del servizio già esonerati completamente dal pagamento ed altri che – come riferito dal dr. Edoardo Riva, responsabile dell'Ufficio Servizi Sociali del Comune – già beneficiano di riduzioni, a scalare, fino ad arrivare al versamento di solo 1 euro e 70 centesimi a pasto, in base all'ISEE.
70.000 euro la somma corrisposta dall'amministrazione, ogni anno, proprio per venire incontro a chi è in difficoltà, garantendo l'accesso al servizio, soprattutto alla primaria dove il tempo mensa è conteggiato nel tempo scolastico.
“Una fetta delle famiglie che hanno accumulato una cifra consistente da versare, paga la tariffa piena o perché ha un ISEE oltre la soglia di esenzione o perché non lo ha presentato per chiedere le riduzioni. A queste ultime chiediamo di presentarsi ai Servizi Sociali per le valutazioni del caso”. Alle altre e a chi ha “debitucci” irrisori, l'invito è a mettersi al pari, nell'interesse di tutti.
A.M.