Olginate: 'abuso' lungo l'asta dell'Aspide, residente in Aula
In località Praderigo, per stessa ammissione del maresciallo Samuele Giovanni Mascheroni, sentito quest'oggi quale teste introdotto dalla pubblica accusa, i Carabinieri forestali, nel maggio del 2017, sono andati su segnalazione di un residente, per altra questione. Durante la ricognizione è però emersa la situazione che ha portato al cospetto del giudice Maria Chiara Arrighi una olginatese, classe 1964, chiamata a rispondere della violazione dell'articolo 181 - Opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa – del Codice dei beni culturali e del paesaggio nonché di un supposto abuso edilizio ai sensi dell'articolo 44 del DPR 380/2001.
Come asserito infatti dall'operante, sarebbero state notate opere di livellamento del terreno con la realizzazione di “muretti a secco di pietra locale” e la predisposizione per una struttura in legno, “con plinti affogati nel cemento”, non autorizzati dal Comune e non presenti – come da rilievi fotografici – lungo il corso del torrente Aspide nel momento in cui la Comunità Montana aveva affidato ad una società specializzata altri interventi manutentivi. Tutto ciò, a detta del maresciallo, in barba sia alle prescrizioni relative a costruzioni nelle immediate vicinanze di un corso d'acqua incluso nel reticolo idrico primario sia a quelle per le aree boscate.
A precisa domanda, il Carabiniere non ha saputo riferire se, a seguito del pagamento della sanzione comminata alla proprietaria del mappale su cui sono state accertate le supposte violazioni, sia stato ripristinato l'originale stato dei luoghi. Sul punto ha riferito invece l'architetto Alberto Alborghetti, consulente della difesa, rappresentata dall'avvocato Stefano Pelizzari, oggi sostituito dalla collega di studio Alessandra Carsana. Il professionista, rifacendosi a due sopralluoghi condotti personalmente sia nell'ottobre 2021 sia, per scrupolo, nella giornata di ieri, ha spiegato come “tutti i muri di pietrame fatti per livellare il terreno sono stati rimossi”. Ma non solo, è stato infatti “ripristinato il profilo naturale del terreno”, eliminando dunque il terrapieno in contestazione.
Esaurita la veloce istruttoria, non resta ora che aspettare la discussione fissata per il 6 maggio. A cinque anni dall'accertamento dei forestali.
Come asserito infatti dall'operante, sarebbero state notate opere di livellamento del terreno con la realizzazione di “muretti a secco di pietra locale” e la predisposizione per una struttura in legno, “con plinti affogati nel cemento”, non autorizzati dal Comune e non presenti – come da rilievi fotografici – lungo il corso del torrente Aspide nel momento in cui la Comunità Montana aveva affidato ad una società specializzata altri interventi manutentivi. Tutto ciò, a detta del maresciallo, in barba sia alle prescrizioni relative a costruzioni nelle immediate vicinanze di un corso d'acqua incluso nel reticolo idrico primario sia a quelle per le aree boscate.
A precisa domanda, il Carabiniere non ha saputo riferire se, a seguito del pagamento della sanzione comminata alla proprietaria del mappale su cui sono state accertate le supposte violazioni, sia stato ripristinato l'originale stato dei luoghi. Sul punto ha riferito invece l'architetto Alberto Alborghetti, consulente della difesa, rappresentata dall'avvocato Stefano Pelizzari, oggi sostituito dalla collega di studio Alessandra Carsana. Il professionista, rifacendosi a due sopralluoghi condotti personalmente sia nell'ottobre 2021 sia, per scrupolo, nella giornata di ieri, ha spiegato come “tutti i muri di pietrame fatti per livellare il terreno sono stati rimossi”. Ma non solo, è stato infatti “ripristinato il profilo naturale del terreno”, eliminando dunque il terrapieno in contestazione.
Esaurita la veloce istruttoria, non resta ora che aspettare la discussione fissata per il 6 maggio. A cinque anni dall'accertamento dei forestali.