Esternazioni lesive per la sua figura e per quella dell'Asst: Favini in aula vs Scorzelli


Francesco Scorzelli e Paolo Favini


Non solo il processo originato dalla querela presentata a suo carico del sindaco di Merate (CLICCA QUI)
Francesco Scorzelli, già coordinatore infermieristico del Pronto Soccorso, attualmente addetto alla logistica dei trasporti al Mandic nonché rappresentante sindacale iscritto all'USB, è chiamato a rispondere di diffamazione (continuata) anche nei confronti del direttore generale dell'ASST di Lecco Paolo Favini. Facebook, anche in questo caso, il "contesto" in cui si sarebbe consumato il presunto reato. Due, in particolare, i post "incriminati", risalenti al 2020, parte però - secondo la tesi sostenuta quest'oggi in Aula dal legale che assiste il top manager della sanità, costituitosi parte civile anche nell'interesse dell'Azienda - di una serie di invettive reiterate prima e dopo nel tempo. Citati a titolo d'esempio - con tanto di acquisizione al fascicolo del dibattimento - un post del giugno del 2018 scritto a seguito dell'annuncio dell'arrivo di Favini a Lecco (con riferimento ai dirigenti dell'ASST che a detta dell'imputato meriterebbero un Dg specializzato in urologia) ed uno datato settembre 2021 in tema Covid con richiamo ad una "nuova Norimberga". "Le modalità di utilizzare l'attacco personale sono abituali, mi dicono, per lui, su Facebook" ha asserito, al cospetto del giudice Maria Chiara Arrighi il direttore generale, escusso quale primo e unico teste della pubblica accusa, oggi sostenuta dal viceprocuratore onorario Caterina Scarselli. Già in apertura di deposizione - facendo infuriare l'avvocato Stefania Scotto, difensore del dipendente a processo - Favini aveva parlato di "bullismo mediatico" da parte di Scorzelli, sostenendo poi - in un altro passaggio della sua deposizione - come a suo giudizio l'imputato sia "abituato a usare l'ambito mediatico per diffondere le sue posizioni, che spesso sono diffamatorie". Quanto ai due post oggetto del procedimento, il numero uno dell'ASST ha riferito di essere venuto a conoscenza dagli stessi da un collaboratore - non avendo un profilo FB - optando poi per esibirli dapprima al Prefetto - "per dare contezza della persona che avevamo davanti", ha detto facendo riferimento al contenzioso sindacale allora in essere - per poi dare mandato all'Ufficio legale di procedere "a tutela della mia figura e dell'Azienda". Favini avrebbe ritenuto infatti il contenuto delle esternazioni social di Scorzelli lesivo della propria immagine e di quella dell'Ente che rappresenta, parlando dunque in Aula di un "tentativo di denigrare le persone per denigrare l'Azienda", con espressioni come "esperto del cazzo", giusto per citare la definizione data dello stesso DG proprio in uno dei due post finiti dall'attenzione del giudice, ricondotta anche in questo caso al suo essere urologo. Di diverso avviso, chiaramente, l'avvocato Scotto che già nel controesaminare il teste ha esplicitato la propria linea difensiva, evidenziando come a suo avviso non vi sia nessun richiamo diretto a Favini o all'ASST di Lecco nei post in contestazione, chiedendo poi al giudice a più riprese di estromettere quanto non strettamente collegato alle due pubblicazioni ed in particolare le mail citate da pubblica accusa e parte civile. Si tratta delle risposte fornite dall'imputato al suo diretto superiore (mettendo in copia diversi altri soggetti, anche esterni all'ospedale), costate a Scorzelli una denuncia però già archiviata, con la Procura che ha "mandato avanti" solo la parte relativa alla diffamazione, divenuta oggetto del procedimento in corso dopo l'opposizione del dipendente al decreto penale di condanna emesso a suo carico. Si torna in Aula il 6 maggio per l'esame dell'imputato. Nella stessa data prevista - ironia della sorte - anche un'udienza civile dalla dottoressa Trovò, con le stesse parti contrapposte. Per quanto a conoscenza di Favini, ci sarebbe infine - come detto in Aula dal DG - anche un ulteriore fascicolo penale per minaccia a seguito di querela presentata nei confronti del sindacalista dalla dottoressa Ilaria Terzi, Direttore delle Risorse Umane.
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