Lecco, presunta aggressione al compagno di classe del nipote: chiesti 6 mesi dal PM

L'istituto Fiocchi di via Belfiore
Sei mesi: è la richiesta di condanna avanzata quest'oggi dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli nei confronti dell'egiziano classe 1965 finito a giudizio con l'accusa di aver aggredito, fuori dall'istituto scolastico Fiocchi - un compagno di classe del nipote.
Stamani in Tribunale a Lecco, una volta dichiarata chiusa l'istruttoria dibattimentale, si è aperta la discussione nell'ambito del procedimento penale scaturito da un fatto risalente al maggio 2015, quando appunto i familiari di uno studente avrebbero picchiato un coetaneo di quest'ultimo, spinti dalla volontà di ''fare giustizia'' nei confronti del parente, presunta vittima di battute sopra le righe, tanto da costringerlo a non presentarsi a scuola per circa due settimane.
Lo ha ricordato nella sua arringa l'avvocato Elena Ammannato, difensore del 56enne magrebino che al termine del suo intervento ne ha chiesto l'assoluzione non essendo stata raggiunta la prova che sia stato proprio lui a commettere il fatto che gli viene contestato. La toga lecchese ha infatti messo in dubbio l'attendibilità dei ragazzi chiamati a testimoniare in merito ai fatti accaduti quella mattina di oltre sei anni fa, esprimendo altresì delle perplessità in merito al riconoscimento svolto dagli operanti della Questura che erano giunti ad identificare il proprio assistito incrociando i racconti dei testimoni con alcune immagini tratte dal profilo social dell'egiziano.
Infine l'avvocato Ammannato ha voluto sottolineare il contesto decisamente complesso nel quale si sarebbe verificata l'aggressione al giovane studente del Fiocchi - costituitosi parte civile nel procedimento - ricordando appunto le presunte dinamiche di bullismo ai danni del nipote dell'imputato. Una cornice che non va a scalfire la gravità di quanto accaduto ma che a detta del difensore, metterebbe in qualche modo in dubbio la credibilità generale di chi si è seduto al banco dei testimoni. I ragazzi lo scorso novembre erano stati infatti richiamati a più riprese sia dal pubblico ministero Andrea Figoni, sia dal giudice Martina Beggio; i due li avevano incalzati ripetutamente, ravvisando reticenza rispetto a quanto riferito in aula. Nessuno degli ex studenti infatti, avrebbe chiesto alla vittima il perchè di quell'aggressione subita, circostanza ritenuta improbabile.
Si è invece associata alla richiesta di condanna del vpo Caterina Scarselli la parte civile, che ha prodotto altresì una nota spese quale risarcimento danni. Oltre al gancio rimediato in pieno volto, il ventenne avrebbero ricevuto altre botte da un capannello di persone, tutte parenti del compagno di classe. Dopo averlo accerchiato, questi lo avrebbero colpito ripetutamente, facendogli letteralmente uscire la spalla dalla sua sede.
Un'aggressione in piena regola, con l'intervento a seguire della Polizia di Stato per raccogliere la testimonianza del ragazzo e dell'ambulanza del 118; caricato a bordo e trasferito al vicino ospedale Manzoni, l'alunno era poi stato dimesso con una prognosi di venti giorni dopo aver rimediato traumi e contusioni al volto, così come al torace.
Stessa sorte aveva riguardato un altro ragazzo, avvicinato e picchiato dai parenti del compagno di classe, per le medesime ragioni. Entrambi tuttavia, avevano spiegato di non averlo mai preso in giro, ma di essersi limitati a battute scherzose. Eppure i due erano stati denunciati dai genitori del coetaneo per stalking, con i fascicoli poi archiviati dalla Procura.
Tornando al procedimento odierno, una volta terminata la discussione delle parti, il giudice Martina Beggio ha rinviato l'udienza per repliche; la sentenza dunque, sarà pronunciata il prossimo 15 marzo.
G.C.
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