La vita è l'arte dell'incontro o della sopravvivenza?

Molto interessante anche se forse un po' troppo articolato e "specialistico" l'editoriale del dr. Enrico Magni su " La questione giovanile".
Ovviamente ne ha titolo essendo un esperto in materia di psicologia come di varie discipline affini.
Come sembra avere titolo anche il consigliere Valsecchi, ed altri suoi colleghi e così pure operatori sociali vari , nel cercare di inquadrare certo disagio giovanile ed annesse conseguenze, non certo attribuibili a sole e circoscritte situazioni locali.
Io da non esperto ma da semplice cittadino adulto che, come altri, si interroga sul perché di certi episodi di violenza più o meno gravi, mi permetto di porre all'attenzione un aspetto che non ritengo secondario circa le cause che più o meno palesemente sembrano incidere su queste forme di malessere sociale e che vanno ben oltre la contingenza pandemica, che pure le ha aggravate.
Ovviamente sono solo opinioni ma ritengo che certe preoccupazioni che interfacciano molte sensibilità di persone comuni debbano avere cittadinanza nel dibattito attorno al che essere ancor prima del che fare.
Su questo piano indubbiamente la qualità della nostra convivenza civile, e dei relativi modelli che veicola o perlomeno sottintende, non può non costringerci a porci interrogativi che sintetizzerei con una semplice quanto strutturale domanda : Questo mondo sia globale che locale e questo sistema socio-economico facilità o riduce il disagio ?
Un interrogativo non certo originale e all'apparenza forse pure banale o retorico ai più, ma comunque, almeno a mio parere, ineludibile.
Naturalmente nessun tipo di giustificazione (tipo "è colpa della Società !") nei confronti di certi comportamenti anche perché la responsabilità è comunque personale anche quando, come spesso succede, sussistono forti condizionamenti sociali. Una considerazione ad esempio ben evidenziata da De André con quel suo "dai diamanti non nasce niente, è dal letame che nascono i fior".
Ma, premesso ciò, quanto questo "modello di sviluppo", che non mette di certo al centro l'Uomo sia nelle sue "leggi" che nelle sue prassi, incide sulla formazione dei giovani ? Quali gli "esempi virtuosi" che, gran parte del mondo mediatico al suo servizio , propone ? Quali valori veicola ?
Io sommessamente mi permetto di risottoporre alla riflessione comune alcune mie brevi valutazioni, certo opinabili, di alcuni mesi fa (per chi volesse approfondire vedi link sottostante) ma, proprio per questo, in cerca ancora di confronto. Le accompagno con un ulteriore e volutamente provocatorio interrogativo che non riguarda certamente solo il mondo giovanile e prende spunto da un assai condivisibile passaggio di una canzone di Vinicius de Moraes " La Vita è l'arte dell'incontro " a cui aggiungo purtroppo una possibile amara considerazione " ... o è l'arte della "sopravvivenza" in questo tipo di società ? " .
Infatti cosa sa offrire loro mediamente il mondo degli adulti ? Che etica e soprattutto che prassi veicola più o meno palesemente ? E non può diventare un alibi la pur fondata considerazione circa la complessità della società se sistematicamente a prevalere è la logica del profitto economico e della mercificazione di ogni aspetto del nostro vivere.
Ma che Arte vogliamo praticare noi e come pensiamo di renderci coscienza critica delle ingiustizie strutturali di questo sistema se non denunciandone perlomeno le contraddizioni che troppi giovani, spesso inconsapevolmente,"respirano" costringendoli di fatto a sopravvivere "galleggiando" ?

https://www.merateonline.it/articolo.php?idd=113814&origine=1&t=Il+dio+%27%27mercato%27%27+e+Draghi

Germano Bosisio
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.