PAROLE CHE PARLANO/60

La cravatta e gli strozzini

Ormai da tempo gli uomini che vogliono vestirsi in modo elegante non possono fare a meno di indossare sulla camicia una cravatta, proposta in mille fatture e colori diversi. L'interesse che abbiamo per questo accessorio e un pizzico di curiosità ci porta a chiederci che origini abbiano il suo utilizzo come capo di vestiario e il suo nome. Difficile rispondere in poche parole, perché innanzitutto dobbiamo fare un lungo salto indietro nel tempo per ritrovarci nel regno dei faraoni. Sappiamo infatti che era usanza egiziana legare al collo dei defunti piccoli lembi di stoffa colorata. Non è un'immagine allegra, ne possiamo convenire, tuttavia la seconda tappa ci porta al tempo dei soldati romani che sotto la corazza e sopra la tunica erano soliti indossare una sciarpa annodata che serviva a evitare il contatto diretto tra il collo e il metallo della corazza. Ma dobbiamo raggiungere la terza tappa, in Francia, per scoprire dove è stato coniato proprio il termine cravate, italianizzato in cravatta, una deformazione del croato hrvat che significa proprio croato. Il fatto è che, agli inizi del Seicento, Re Luigi XIV volle assumere nel suo esercito delle truppe croate, i cui cavalieri indossavano delle eleganti sciarpe attorno al collo, forse un ricordo di quelle romane. Quell'usanza conquistò anche i francesi, tanto che lo stesso Re Sole volle le cravate anche per sé, istituendo addirittura una nuova professione, quella del cravattaio che aveva il compito non di realizzare cravatte, ma di annodarle in modo impeccabile al sovrano. Da allora, la loro diffusione è stata mondiale.
Questa moda di stringere al collo una stoffa ha trasformato le belle cravatte in un modo per definire la stretta al collo figurata degli usurai, detti proprio cravattai o strozzini.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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