Bullismo e sicurezza in rete, il Bertacchi incontra l'Ispettore Aiello della Questura

Istituto Bertacchi ancora in prima linea per la legalità. Legalità che questa volta è stata declinata secondo una prospettiva nuova, quella del contrasto al bullismo - anche nella sua versione "cyber" - e della sicurezza in rete, in occasione della Giornata Nazionale istituita il 7 febbraio per riflettere su un fenomeno ancora molto diffuso, soprattutto tra i giovanissimi, che può arrivare ad avere conseguenze estreme, ancor più se si "sposta" online. Ad avviare nella serata di ieri un dibattito rivolto in particolare ai genitori, trasmesso anche in diretta streaming, è stato l'Ispettore della Questura di Lecco Pietro Aiello, già al lavoro su questi argomenti con i bambini e i ragazzi di diverse classi, anche di altri istituti del territorio.

La professoressa Iosè Silvestre, referente d'istituto per bullismo e cyberbullismo

"L'obiettivo di questo incontro non è quello di fare terrorismo psicologico, ma di sensibilizzare e creare consapevolezza intorno a un fenomeno più comune di quanto si possa pensare" ha esordito il Sovrintendente, introdotto dall'insegnante referente per il bullismo Iosè Silvestre. "Quando si parla di bullismo si fa riferimento non a un singolo episodio di violenza fisica o verbale, legato a un momento specifico, ma a un attacco intenzionale e ripetuto nel tempo, che può avvenire a scuola, in oratorio, in palestra o in qualsiasi altro luogo di incontro: solitamente si concretizza in tanti piccoli gesti quotidiani, che possono consistere anche in insulti o nella diffusione di voci sgradevoli. Se parliamo di una classe, un atto di bullismo può nascere anche da un episodio all'apparenza banale come quello di un ragazzino che, passando dal banco di un compagno, ne getta intenzionalmente a terra l'astuccio, attirando l'attenzione di tutti e suscitando risate. Perchè il bullo, fondamentalmente, ha bisogno di una platea, di un gruppo all'interno del quale possa elevare la propria personalità. Intanto, però, nella vittima sorgono emozioni che vanno dalla tristezza al senso di solitudine, fino ad arrivare alla depressione che può persino portare al suicidio. E tutto ciò anche a partire dalla banalità di un gesto come quello citato, all'apparenza insignificante eppure potenzialmente in grado di scatenare un circolo vizioso pesantissimo".

L'Ispettore della Questura di Lecco Pietro Aiello

Fondamentale quindi, secondo l'Ispettore Aiello, reagire, chiedere aiuto, ma anche intervenire, nel momento in cui ci si trova nella parte di un "osservatore" esterno, "perchè ciascuno ha il dovere di fare qualcosa, di volere il bene, non tanto quello di una singola persona ma della legalità".
L'ospite di serata è poi entrato nel merito di un altro tema tanto importante quanto delicato, quello del bullismo "trasferito" in rete, su chat e social network, "lì dove il bacino di diffusione di ogni comportamento è infinito e tutto viene accelerato e potenziato". "Anche in questo caso è fondamentale fare gruppo, difendersi reciprocamente tra amici, e in caso di bisogno parlare con gli adulti, siano genitori, insegnanti, catechisti o allenatori, che hanno il dovere di intervenire" ha proseguito l'Ispettore. "Il web è come un immenso archivio, che ogni giorno immagazzina tutte le informazioni relative alla nostra vita: che cosa mangiamo, dove andiamo, con chi dormiamo. Qualsiasi cosa che "buttiamo" in rete resta lì, ecco perchè è fondamentale costruirsi una buona "reputazione" e soprattutto tutelarsi dai possibili rischi".
A tal proposito, Aiello ha parlato anche di alcune questioni pratiche: "Se i ragazzi hanno intorno a loro decine di coetanei che conoscono la password di sblocco del loro cellulare, potenzialmente corrono il rischio di vedersi "derubati" di contenuti personali. E nel caso di un'adolescente si può parlare anche di selfie scattati nella propria cameretta in completo intimo, dunque di materiale pedopornografico per cui può scattare un'ipotesi di reato. Che - altro aspetto da non sottovalutare - ricade sui genitori, trattandosi presumibilmente di minori". "Un discorso simile - ha proseguito - si può fare per la password del Wifi di casa: chiunque ceda la propria, anche a una persona fidata, rischia che la propria connessione venga utilizzata per attività o traffici illeciti, magari anche indirettamente da parte di terzi. È fondamentale essere consapevoli delle conseguenze di ogni gesto, ancor più quando ci sono di mezzo il web e gli strumenti digitali".
Ancora, tra i pericoli maggiori - di cui gli stessi ragazzi sembrano avere timore, stando ai risultati di alcune indagini - figurano anche quelli dell'adescamento, dell'estorsione e dello stalking, oltre che della diffamazione, della sostituzione di persona (per esempio con la creazione di profili fake sui social) e dell'uso indebito di dati personali, quello che - per intenderci - è vietato dalla legge sulla privacy.
"Qualora ci si trovasse in una di queste situazioni è fondamentale fare denuncia: per noi delle forze dell'ordine - è inutile nasconderlo - non è sempre facile risalire ai responsabili, ma quantomeno le vittime possono essere tutelate, perchè i ragazzi che incappano in tali trappole non sono altro che questo, vittime" ha concluso il rappresentante della Questura. Ma ancor prima di ciò, indispensabile è la prevenzione, proprio a partire dalle scuole. Proprio come l'Istituto Bertacchi insegna, con i libri ma soprattutto con l'impegno quotidiano a favore della legalità.
B.P.
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