Relazione complicata finisce in Tribunale: chiesti 4 anni per un galbiatese

Per la sentenza bisogna ancora attendere, avendo il giudice aggiornato il procedimento all’udienza del prossimo 16 maggio per consentire alle parti eventuali repliche. Si è chiusa in data odierna la fase istruttoria del procedimento penale a carico di un galbiatese, A.C., queste le iniziali, classe 1966, accusato di furto, lesioni personali e atti persecutori nei confronti della ex fidanzata. I due, da quanto emerso, hanno avuto una relazione dal 2013 fino all’estate del 2018, dopo che lei in seguito ai fatti avvenuti il 7 luglio di quell’anno, aveva deciso di interrompere la relazione. Stando a quanto denunciato dalla donna, costituitasi parte civile nel processo e assistita dall’avvocato Andrea Artusi, quel giorno al culmine dell’ennesima lite iniziata nel parcheggio del camper di lui al Bione e dopo essersi spostati in un parcheggio a Pescate, l’uomo le avrebbe sottratto il telefono, innescando così la reazione di lei che ha scaraventato a terra il computer del fidanzato, che a quel punto l’avrebbe colpita al volto. Fuggita in un bar di Olginate e successivamente portata in pronto soccorso, la donna avrebbe quell’episodio deciso di tagliare i ponti con lui, che però avrebbe iniziato a perseguitarla con appostamenti, giorni, bigliettini e scritte sui muri.
Nell’udienza odierna le parti hanno ripercorso i fatti venuti alla luce nel corso dell’istruttoria; secondo la pubblica accusa - oggi rappresentata dal Vpo Mattia Mascaro - l’imputato sarebbe da ritenere oltre ogni ragionevole dubbio responsabile di quanto a lui ascritto e perciò andrebbe condannato alla pena di 4 anni di reclusione. Per il pronunciamento di una sentenza di condanna si è anche espresso l’avvocato Artusi che, ripercorrendo quanto affermato dai testimoni e sulla base della documentazione prodotta nel corso dell’istruttoria, ha chiesto anche la condanna al risarcimento dei danni nei confronti della sua assistita secondo quanto riportato nella nota spese consegnata al giudice Giulia Barazzetta. Di diverso avviso invece è stata l’avvocato Simona Crippa per la difesa dell’imputato: secondo la toga lecchese il suo assistito non andrebbe ritenuto responsabile di nessuno dei reati a lui contestati. In primis, per quanto riguarda il furto del telefono cellulare, secondo l’avvocato Crippa il reato non si è configurato poiché l’intento del suo assistito non era quello di trarre profitto bensì quello di cancellare le immagini e i messaggi che la donna avrebbe, secondo quanto dichiarato da lei nel corso della lite, inviato ad amici e parenti per mettere in cattiva luce l’uomo. Anche per il reato di lesioni l’avvocato difensore ha chiesto l’assoluzione in quanto durante l’audizione della parte civile è stata lei stessa a dire di essere “inciampata” e di essere caduta a terra; “è vero che il mio assistito ha ammesso di averla spinta” ha detto l’avvocato Crippa, “ma anche lei ha ammesso di essere inciampata. Quindi dato che entrambi hanno dichiarato di aver bevuto qualche drink come aperitivo poco prima dell’episodio e che lei indossasse i tacchi può benissimo essere che sia inciampata e che quindi il mio assistito non abbia responsabilità”. Anche per il reato di stalking la toga si è espressa per l’assoluzione in quanto in questo caso secondo la sua ricostruzione non siano state configurate le relative caratteristiche soggettive e oggettive. “La loro relazione è stata particolare, hanno avuto un approccio adolescenziale” ha affermato l’avvocato Crippa. “Di certo era una relazione sui generis, tenendo conto che sono stati insieme dal 2013 al 2018 e che lui nel 2016 si è sposato”. Facendo riferimento ad un messaggio prodotto al tribunale nel corso dell’istruttoria, l’avvocato Crippa ha affermato che non possa configurarsi l’ipotesi di stalking poiché già a querela presentata e a processo penale in fase preliminare lei avrebbe mandato a lui dei messaggi che non avrebbero indotto l’uomo a distaccarsi; in più, secondo la toga, sarebbe stata la donna a riferire più di una volta al suo assistito dove poterla raggiungere nei posti che frequentava, e anche il giorno in cui sarebbero avvenuti gli eventi che hanno portato al processo nonostante le litigate e i diversi spostamenti dei due, lei invece di tornare a casa sua decide di tornare da lui. Per questi motivi, secondo l’avvocato Crippa l’imputato andrebbe assolto da ogni reato a lui contestato; in subordine la toga ha chiesto il minimo della pena e il riconoscimento delle attenuanti generiche.
L’appuntamento quindi è per il 16 maggio.
B.F.
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