Lecco, presunta tentata estorsione al cugino: Trovato Jr e la madre assolti dal collegio giudicante. ''Il fatto non sussiste''
Assolti perchè il fatto non sussiste. E' la sentenza emessa stamani in tribunale a Lecco dal collegio giudicante presieduto da Nora Lisa Passoni con a latere Martina Beggio e Giulia Barazzetta nei confronti di Emiliano Trovato e Eustina Musolino.
I due, rispettivamente figlio e moglie del boss Franco Coco Trovato, erano finiti a processo per tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso (con recidiva reiterata infraquinquennale), nei confronti di Angelo Musolino, figlio di Vincenzo e dunque cugino e nipote degli imputati.
Di nuovo uomo libero dopo un lungo periodo detentivo, Trovato Jr. si sarebbe rivolto a lui per trovare un lavoro, presentandosi personalmente presso la sede lecchese della sua società operante nel settore del movimento terra, dopo aver tentato invano di raggiungere il querelante in altro modo. Al diniego del famigliare, non avrebbe esitato a chiedergli dunque direttamente del denaro, quale somma dovutagli - stando alla versione di Angelo Musolino - per le vicende pregresse che avevano interessato i rispettivi padri. Ad un nuovo no, sarebbero seguite delle minacce tramite social e l'intervento di Eustina che, stando al quadro accusatorio, avrebbe "rincarato" la supposta pretesa avanzata dal figlio, sempre appellandosi alla (ingombrante) figura del marito.
Al termine dell'istruttoria dibattimentale, le parti avevano rappresentato le loro conclusioni a fine novembre con il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Francesco De Tommaso che si era espresso per la condanna di madre e figlio, chiedendo 5 anni e 1500 euro di multa per Emiliano Trovato e 4 anni e 6 mesi e 1200 euro di ammenda per Eustina Musolino.
Nella sua requisitoria il PM aveva ripetutamente citato due frasi ascritte proprio agli imputati per ribadire l'uso del metodo mafioso nel reiterare richieste facendo assumere alle stesse il carattere di pretesa motivata solo dalla vicinanza a Coco Trovato. Credibile, poi, secondo il rappresentante della pubblica accusa, il racconto di Angelo Musolino anche circa le "piazzate" che avrebbe subito in concomitanza con le "visite" di Emiliano, trovandosi il cugino presso la pizzeria che era solito frequentare, Alessandro Nania (sentito in videoconferenza dal carcere) - considerato "sodale" ai Trovato - fuori dall'azienda e un altro soggetto vicino alla famiglia dinnanzi all'asilo del figlio. Tutti comportamenti tesi a "soggiogare la vittima" per la DDA, quest'oggi rappresentata in Aula dalla dottoressa Alessandra Dolci.
Una ricostruzione che evidentemente non ha convinto il collegio giudicante che stamani ha sentenziato l'assoluzione dei due imputati - entrambi presenti in aula e assistiti dall'avvocato Marcello Perillo che ha rilevato anche il collega Davide Monteleone, prematuramente mancato - perchè il fatto non sussiste.
I due, rispettivamente figlio e moglie del boss Franco Coco Trovato, erano finiti a processo per tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso (con recidiva reiterata infraquinquennale), nei confronti di Angelo Musolino, figlio di Vincenzo e dunque cugino e nipote degli imputati.
Al centro della vicenda giudiziaria quindi, le presunte reiterate pretese di lavoro/denaro avanzate - stando all'impianto accusatorio sostenuto dalla DDA - nel 2017 da Trovato nei confronti del parente, titolare della Edilnord, e rinnovate poi anche dalla madre.
Una questione tutta famigliare, scaturita dalla denuncia presentata da Angelo Musolino, costituitosi parte civile nonchè figlio di Vincenzo (altro protagonista di Wall Street, tra i più fidati collaboratori di Franco Coco Trovato, beneficiario di un significativo sconto di pena per il contributo poi reso agli inquirenti). Di nuovo uomo libero dopo un lungo periodo detentivo, Trovato Jr. si sarebbe rivolto a lui per trovare un lavoro, presentandosi personalmente presso la sede lecchese della sua società operante nel settore del movimento terra, dopo aver tentato invano di raggiungere il querelante in altro modo. Al diniego del famigliare, non avrebbe esitato a chiedergli dunque direttamente del denaro, quale somma dovutagli - stando alla versione di Angelo Musolino - per le vicende pregresse che avevano interessato i rispettivi padri. Ad un nuovo no, sarebbero seguite delle minacce tramite social e l'intervento di Eustina che, stando al quadro accusatorio, avrebbe "rincarato" la supposta pretesa avanzata dal figlio, sempre appellandosi alla (ingombrante) figura del marito.
Al termine dell'istruttoria dibattimentale, le parti avevano rappresentato le loro conclusioni a fine novembre con il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Francesco De Tommaso che si era espresso per la condanna di madre e figlio, chiedendo 5 anni e 1500 euro di multa per Emiliano Trovato e 4 anni e 6 mesi e 1200 euro di ammenda per Eustina Musolino.
Nella sua requisitoria il PM aveva ripetutamente citato due frasi ascritte proprio agli imputati per ribadire l'uso del metodo mafioso nel reiterare richieste facendo assumere alle stesse il carattere di pretesa motivata solo dalla vicinanza a Coco Trovato. Credibile, poi, secondo il rappresentante della pubblica accusa, il racconto di Angelo Musolino anche circa le "piazzate" che avrebbe subito in concomitanza con le "visite" di Emiliano, trovandosi il cugino presso la pizzeria che era solito frequentare, Alessandro Nania (sentito in videoconferenza dal carcere) - considerato "sodale" ai Trovato - fuori dall'azienda e un altro soggetto vicino alla famiglia dinnanzi all'asilo del figlio. Tutti comportamenti tesi a "soggiogare la vittima" per la DDA, quest'oggi rappresentata in Aula dalla dottoressa Alessandra Dolci.
Una ricostruzione che evidentemente non ha convinto il collegio giudicante che stamani ha sentenziato l'assoluzione dei due imputati - entrambi presenti in aula e assistiti dall'avvocato Marcello Perillo che ha rilevato anche il collega Davide Monteleone, prematuramente mancato - perchè il fatto non sussiste.