Lecco: atti persecutori nei confronti dei vicini, 50enne a giudizio

Pur già “ammonita” dal Questore, avrebbe continuato a importunare i vicini, spingendoli a chiedere nuovamente aiuto, formalizzando la denuncia all'origine del fascicolo approdato quest'oggi all'attenzione del giudice monocratico di Lecco Paolo Salvatore. Una 50enne, residente in città, è così a giudizio per “stalking” nei confronti dei dirimpettai, due dei quali – madre e figlio – costituiti parte civile e rappresentanti in Aula dall'avvocato Alessandra Carsana. Questa mattina si è aperta l'istruttoria con l'escussione dei denuncianti e dei proprietari dei due appartamenti dove gli stessi vivono, “confinanti” con quello dell'imputata, descritta da una delle persone offese come una donna “con problemi”. Una conclusione – questa – a cui era arrivata anche la Polizia con l'allora dirigente della Squadra Mobile cittadina, il dr. Danilo Di Laura, che – come ricordato dallo stesso rendendo testimonianza – aveva ritenuto di segnalare il caso al giudice tutelare, dopo aver analizzato la situazione e aver acquisito sia le relazioni dei servizi sociali sia quella del CPS, struttura dove l'imputata aveva scelto di volontariamente di interrompere il percorso di cura intrapreso.
Quanto alla vicenda in sé, per esemplificare, una delle “accusatrici” ha parlato di parolacce indirizzate nei suoi confronti quando apriva le finestre, delle “piazzate” che avrebbe subito dalla vicina pronta a sbarrare a lei e ai suoi famigliari il passaggio sulle scale con il solo intento di “creare occasioni di scontro”, dell'aggressione verbale patita dal figlio che in un'occasione sarebbe stato anche sfiorato dall'auto condotta dalla 50enne. E ancora, di come, iniziati con più intensità nel 2019, i comportamenti molesti dell'imputata si siano intensificati nei mesi del covid, arrivando a spruzzare in continuo pianerottolo e scale con un liquido ricondotto a candeggina, tanto da far morire le piante poste davanti alla porta dell'abitazione dei suoi genitori o di rischiare di far cadere suo padre che già utilizzava una stampella per muoversi. “Ho rinunciato ad avere una vita normale per proteggere i miei figli” ha aggiunto la testimone, facendo riferimento alle abitudini che avrebbe modificato per restare in casa e monitorare la 50enne, oggi presente personalmente in Aula al fianco del difensore, l'avvocato Viviana Bove. “Gli altri condomini la compativano, le davano ragione perché avevano paura” la sua risposta sul perché solo lei e la sua famiglia si siano mossi contro l'imputata. Il processo proseguirà ora il prossimo 25 maggio, quando l'accusata avrà modo di riferire la propria versione.
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