Giornata delle Zone Umide, Legambiente: 'Luoghi da valorizzare'

La Giornata Mondiale delle Zone Umide, celebrata ogni anno il 2 febbraio, è stata istituita per ricordare l’adozione della Convenzione internazionale sottoscritta a Ramsar, in Iran, nel 1971, che fornisce ai 170 Paesi firmatari le Linee Guida per la conservazione e la valorizzazione delle aree umide di importanza internazionale. In Lombardia si contano 5 Riserve riconosciute dalla Convenzione di Ramsar che si estendono per una superficie pari a circa 4.000 ettari. Una ricchezza di biodiversità potenziata da un fitto sistema irrigo minore, composto da rogge e centinaia di fontanili.
“Il valore delle aree umide è costituito dal fatto che immagazzinano grandi quantità di carbonio e assorbono le piogge in eccesso, arginando così il rischio di inondazioni e rallentando l'insorgere della siccità. Basti pensare che solo le torbiere, che coprono circa il 3% del nostro pianeta, immagazzinano il 30% di tutto il carbonio, il doppio di tutte le foreste del mondo. Le aree umide sono i pozzi di assorbimento più efficaci sulla Terra” spiega Valentina Minazzi, vice presidente di Legambiente Lombardia.
Habitat importanti, insomma, ma minacciati dal cambiamento climatico e dall’invadenza delle attività umane come le pratiche agricole intensive, l’abbandono delle tradizionali attività agro-pastorali, l’alterazione degli equilibri idrici, l’inquinamento, l’invasione di vegetali e animali alieni, l’urbanizzazione e lo sviluppo di infrastrutture. E proprio l’eccessivo sfruttamento dei corsi d’acqua e l’introduzione di specie non autoctone rischiano di compromettere ancora di più i delicati ecosistemi lombardi.
Un esempio è ciò che sta accadendo sull'Oglio, che vede già la presenza di importanti derivazioni idroelettriche a cui si andrebbero ad aggiungere nel prossimo futuro ben 34 impianti di mini idroelettrico lungo 25 chilometri di fiume, tra Pontevico e Pontoglio. Progetti non ancora esecutivi ma che minacciano il corso d'acqua e il Parco dell’Oglio Nord che si sta opponendo alla inevitabile trasformazione delle aree più delicate del suo territorio.  
Per quanto riguarda gli alloctoni, Regione Lombardia ha chiesto il blocco di due anni del Decreto Ministeriale che stabilisce i criteri della loro immissione nelle acque interne a tutela delle specie ittiche a rischio, dimostrando di tenere in scorsa considerazione gli impatti che hanno sulla fauna locale.
"Per mantenere viva l’attenzione sul sistema delle acque e delle aree umide – spiega Lorenzo Baio, Responsabile Settore Acqua di Legambiente Lombardia – occorre lavorare attraverso dinamiche innovative con l’obiettivo di favorire la comprensione e dare un valore riconosciuto del Capitale Naturale. In Lombardia si sta lavorando molto con questo scopo. Ne sono esempi i progetti ReLambro SE ed Enjoy Brianza, che lavorano per “costruire” una nuova qualità di paesaggio lungo il fiume Lambro. O Aretè, che mira invece ad attuare strategie di utilizzo efficiente dell’acqua, contrastando il più possibile gli sprechi e intervenendo sugli aspetti funzionali, strutturali ed ecologici del reticolo idrico. Questo, mantenendo la sua peculiarità e la funzione agricola e paesaggistica: dalle risaie della Lomellina ai campi coltivati dell’Alto Milanese, la presenza e la corretta gestione dell’acqua è fondamentale per garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole locali e il mantenimento del paesaggio tradizionale".
Per concludere, Legambiente chiede anche un grande senso di responsabilità individuale. “Evitare di immettere nelle acque di parchi e giardini specie esotiche che minacciano ulteriormente la biodiversità locale è importante per mantenere in buona salute i nostri bacini”.
Molti gli eventi previsti nel prossimo week end per conoscere aspetti naturali del nostro territorio. L’elenco completo a questo collegamento.
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