Lecco: il chiarimento tra due gruppi finì in rissa in piazza, 5 giovani a processo

Due ragazzi italiani a processo nella duplice veste di imputati e persone offese. Altri due giovani stranieri tacciati, in concorso con loro, di rissa e lesioni. Con la posizione poi di un quinto soggetto, anch'egli nordafricano, quest'oggi stralciata stante l'impossibilità a comparire del suo difensore. E' questo al momento il “bilancio” della zuffa – con tanto di ombrelli branditi come bastoni, mazze e un machete – scoppiata nella serata del 21 dicembre 2017 in piazza XX Settembre a Lecco. “Mai vista una cosa del genere nel salotto buono cittadino” il ricordo di uno dei testimoni sfilati quest'oggi in Tribunale al cospetto del giudice monocratico Paolo Salvatore. Primi a ricostruire l'accaduto sono stati gli operanti e dunque il sovrintendente Pietro Aiello della Squadra Volanti e l'ispettore superiore Marco Di Prinzio della Mobile. Il primo era intervenuto direttamente in posto, il secondo ha lavorato alle indagini che hanno poi portato alla denuncia dei cinque imputati.

Foto scattate la sera della rissa

Due, nella versione dei poliziotti inviati in piazza dalla sala operativa dopo una segnalazione proprio per rissa, i momenti dell'alterco degenerato in violenza. Due gruppi di giovanissimi – uno composto da nordafricani l'altro da soggetti di varie etnie – si sarebbero dapprima incontrati sotto i portici per un chiarimento rispetto a “vecchie ruggini”. La prima fazione avrebbe poi lasciato piazza XX Settembre da vicolo del Pozzo per poi tornare sui propri passi scendendo da via Bovara con fare bellicoso, con tanto di oggetti contundenti poi utilizzati – insieme agli arredi del bar – per fronteggiare l'altra compagine. “Ricordo tavoli e sedie che volavano” ha detto un testimone.

“Abbiamo chiuso la porta del negozio a chiave per proteggerci” ha sottolineato allora commesso del forno dinnanzi alla cui vetrina si è svolta la scena, rimarcando come a suo avviso i due italiani ora a processo  siano “rimasti in mezzo” allo scontro che avrebbe invece riguardato due gruppi di giovanissimi non soliti a frequentare il locale. Entrambi gli imputati “autoctoni”, tra l'altro, erano presenti – leggermente feriti, da qui la costituzione di parte civile – all'arrivo delle divise dopo il fuggi fuggi generato dall'ingresso della pattuglia in piazza. All'identificazione degli stranieri ora a giudizio, invece, si è arrivati grazie gli elementi raccolti nella fase investigativa, sentendo vari negozianti e una “fonte confidenziale” che ha poi consentito di rintracciare altri presenti ai fatti non coinvolti però nel pestaggio. Proprio questi ultimi quest'oggi non si sono presentati, pur convocati dalla Procura, oggi rappresentata dalla vpo Caterina Scarselli. Sarà per la prossima udienza, vista l'importanza per stabilire chi ha fatto cosa, missione sempre piuttosto difficile in tutti i processi per rissa. Si torna in Aula il 2 marzo.
A.M.
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