Il Tribunale di Lecco
L'istruttoria si è ridotta alla mera acquisizioni degli atti, in toto. Nessun testimone è sfilato al cospetto del giudice monocratico del tribunale di Lecco Paolo Salvatore che ha dunque basato la propria decisione sulla denuncia della persona offesa e sugli accertamenti condotti dalla forze dell'ordine, contenuti nel fascicolo del pubblico ministero. Quest'oggi in udienza, rassegnando le proprie conclusioni, è stata la rappresentante della pubblica accusa - il vpo Caterina Scarselli - a ripercorrere la vicenda e dunque a spiegare come Immacolata O., classe 1975, partenopea, sia finita a processo con l'accusa di truffa nei confronti di un lecchese che, nel 2018, si sarebbe messo in contatto via internet con un supposto agente di nome "Massimo" a cui - tramite versamento su una PostePay - avrebbe pagato il dovuto per la copertura assicurativa della propria vettura. Peccato poi che, a distanza di tempo, "palettato" per un controllo di routine dalle forze dell'ordine, il veicolo dell'uomo sia risultato sprovvisto di RC auto, con il proprietario per questo sanzionato. Fasullo si sarebbe rivelato, infatti, il tagliandino in suo possesso. “Cornuto e mazziato”, insomma, vistosi costretto, dopo aver già messo mano al portafogli per pagare le supposta assicurazione, anche a pagare la contravvenzione. Non prima di aver sporto querela.
All'imputata sono arrivati poi i Carabinieri, delegati degli accertamenti sulla PostePay, risultata intestata proprio alla napoletana, oggi difesa dall'avvocato Giulia Consonni in sostituzione della collega Ester Invernizzi. Sentita nel corso delle indagini la donna - come ricordato dal Vpo - aveva riferito di aver smarrito la carta "incriminata", non producendo però denuncia a riprova di tale circostanza. 9 mesi e 250 euro di multa la pena chiesa della rappresentante della pubblica accusa, mentre il difensore ha insistito per l'assoluzione sottolineando tre elementi: la persona offesa ha sostenuto di aver avuto a che fare con un uomo, tale "Massimo", senza "tirare in ballo" la signora Immacolata O.; le dichiarazioni rese dalla donna alle forze dell'ordine sarebbe inutilizzabili per ragioni tecniche; non vi è alcun riscontro circa l'effettivo possesso della PostePay da parte dell'imputata. Una tesi che non è stata sposata dal giudice. Il dr. Salvatore ha condannato infatti la 47enne a 4 mesi e al pagamento di una multa da 80 euro. Pena sospesa.