Lecco: minacce a un uomo ricoverato al Manzoni, 56enne a processo
Altra rogna giudiziaria per Fabio Molteni, 56enne di Costa Masnaga, già noto alle cronache giudiziarie e al momento detenuto nel carcere di Opera dopo essere stato condannato per una rapina a mano armata messa a segno nel dicembre del 2019 ai danni della sala slot Eurodollaro di Barzanò. Questa volta è accusato di violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e favoreggiamento personale per aver, secondo una tesi accusatoria ancora tutta da confermare, fatto pressioni su un suo conoscente mentre si trovava sul letto d’ospedale dopo aver subito una pesante aggressione.
A raccontare i fatti che hanno portato a processo il 56enne -difeso dall’avvocato Edoardo Fumagalli del foro di Lecco- sono stati gli uomini della Questura di Lecco che hanno effettuato le indagini. La vicenda è scaturita il 1 novembre del 2016 quando alle 2 di notte nei pressi di un paninaro lungo la SS36 in territorio di Molteno, un 55enne di Bulciago venne aggredito - senza apparente motivo - con una spranga in metallo da un compaesano, causandogli una frattura al braccio, una vistosa ferita alla testa che gli ha fatto perdere i sensi e contusioni in tutto il corpo guaribili in 35 giorni.
Portato in ospedale a Lecco per un’operazione chirurgica, il 55enne bulciaghese avrebbe ricevuto il giorno dopo una “visita” proprio dall’imputato che gli avrebbe intimato di ritirare la denuncia perché lui è di “una famiglia pericolosa, se esci da qui te la faccio pagare”. Per il ritiro della denuncia la persona offesa avrebbe ricevuto un premio in denaro. A evidenziare la presenza del Molteni presso il Manzoni quel giorno sono state le telecamere di sorveglianza poste nella hall, che hanno registrato il passaggio dell’imputato sia al suo ingresso che alla sua uscita.
Quest’oggi nell’aula del giudice Giulia Barazzetta è stata la compagna della persona offesa a raccontare quanto avvenuto quel giorno in quanto la presunta vittima delle minacce più volte ha detto di non ricordarsi nulla della vicenda, raccontando che l’imputato è solo “andato a trovarlo” tanto da essere più di una volta ripreso dal giudice e dal Vpo Mattia Mascaro che hanno ricordato all’uomo di avere l’obbligo di dire la verità. Ha saputo ricostruire i fatti invece la donna, anch’ella 55enne di Cremella, che ha raccontato di quanto il compagno fosse spaventato e che solo grazie alla Questura sono riusciti ad avere un aiuto concreto.
Il processo proseguirà il prossimo 9 maggio per la discussione finale.
A raccontare i fatti che hanno portato a processo il 56enne -difeso dall’avvocato Edoardo Fumagalli del foro di Lecco- sono stati gli uomini della Questura di Lecco che hanno effettuato le indagini. La vicenda è scaturita il 1 novembre del 2016 quando alle 2 di notte nei pressi di un paninaro lungo la SS36 in territorio di Molteno, un 55enne di Bulciago venne aggredito - senza apparente motivo - con una spranga in metallo da un compaesano, causandogli una frattura al braccio, una vistosa ferita alla testa che gli ha fatto perdere i sensi e contusioni in tutto il corpo guaribili in 35 giorni.
Portato in ospedale a Lecco per un’operazione chirurgica, il 55enne bulciaghese avrebbe ricevuto il giorno dopo una “visita” proprio dall’imputato che gli avrebbe intimato di ritirare la denuncia perché lui è di “una famiglia pericolosa, se esci da qui te la faccio pagare”. Per il ritiro della denuncia la persona offesa avrebbe ricevuto un premio in denaro. A evidenziare la presenza del Molteni presso il Manzoni quel giorno sono state le telecamere di sorveglianza poste nella hall, che hanno registrato il passaggio dell’imputato sia al suo ingresso che alla sua uscita.
Quest’oggi nell’aula del giudice Giulia Barazzetta è stata la compagna della persona offesa a raccontare quanto avvenuto quel giorno in quanto la presunta vittima delle minacce più volte ha detto di non ricordarsi nulla della vicenda, raccontando che l’imputato è solo “andato a trovarlo” tanto da essere più di una volta ripreso dal giudice e dal Vpo Mattia Mascaro che hanno ricordato all’uomo di avere l’obbligo di dire la verità. Ha saputo ricostruire i fatti invece la donna, anch’ella 55enne di Cremella, che ha raccontato di quanto il compagno fosse spaventato e che solo grazie alla Questura sono riusciti ad avere un aiuto concreto.
Il processo proseguirà il prossimo 9 maggio per la discussione finale.
B.F.