Lecco perduta/306: il 'Seminario' di Castello che sfida i secoli

La denominazione “Seminario” è rimasta nella zona del quartiere lecchese Castello, che si avvicina alle prime pendici del monte San Martino. Il seminario è stato in funzione dal 1795 al 1839. Sono trascorsi oltre 180 anni dalla chiusura ma l’indicazione è stata conservata, così come il complesso. Negli anni ’70 del Novecento è avvenuto un consistente intervento di restauro e di recupero per insediamenti residenziali, con un apprezzato progetto dell’architetto lecchese Franco Stefanoni.


Interno del seminario ristrutturato

Il Seminario si nota tuttora grazioso, con un verde tappeto al suo interno, il cortile centrale circondato dal chiostro e trenta colonne di granito grezzo. Prima del restauro il palazzo aveva visto diversi insediamenti, anche con attività metallurgiche. Il progetto di Stefanoni ha consentito di conservare ancora oggi un complesso fra i più interessanti del territorio. Il noto architetto Mario Cereghini, nella sua pubblicazione “Immagini di Lecco nei secoli”, uscita nella primavera 1965 dall’editore Carlo Signorelli di Milano, sottolinea: “L’ampio cortile e i vasti fabbricati del seminario lo fanno qualificare come il più importante complesso architettonico del territorio.


Il chiostro quando c'erano abitazioni e attività metallurgiche

Le sue sembianze attuali risalgono probabilmente alla metà del XVII secolo, con apporti posteriori. La loggetta del primo piano è stata costruita nel 1806”. E sempre Cereghini prosegue: “Il seminario diocesano di Arlenico era stato costruito da Giangiacomo de’ Medici verso il 1530 come monastero delle Benedettine di Santa Maddalena. Soppresso nel 1784, avrebbe dovuto trasformarsi in ospedale, ma, invece, divenne sede di seminario arcivescovile della Diocesi di Milano”.


L'architetto Franco Stefanoni, progettista del restauro

E’ stato il prevosto di Lecco don Benedetto Volpi a sostenere nel complesso di Castello il progetto di un seminario minore diocesano. La località si chiamava Arlenico, era periferica e tranquilla con verde e prati; si formò un modesto centro di “traffico”, con osteria, forno, lavanderia e due botteghe di frutta. Erano il punto di riferimento dei familiari che giungevano per trovare i giovanissimi seminaristi: i più fortunati con carrozza o carri, anche agricoli, altri con lunghe camminate.
La struttura venne inaugurata il 5 novembre 1795: vi studiò anche Antonio Stoppani, classe 1824, che fu tra gli ultimi allievi prima della chiusura del 1839. Il futuro abate geologo, autore del popolarissimo “Il Bel Paese”, conobbe il San Martino proprio con le passeggiate settimanali del giovedì sui sentieri che partivano dall’attuale zona di via Montebello o Bersaglio.


La targa della chiesa ortodossa russa al Seminario

Il provvedimento di chiusura dell’Arlenico venne firmato dal cardinale Gaetano Gaysruck, in quanto era stato aperto il nuovo seminario di San Pietro Martire, in Seveso. Ma la denominazione nella zona di Castello non è scomparsa, come è rimasta la chiesa sussidiaria della parrocchia dei Santi Gervaso e Protaso, a Castello, la cui costruzione viene fatta risalire dalla Guida diocesana di Milano all’anno 1532.
La chiesetta del Seminario è sempre dedicata a Santa Maria Maddalena, ma ora è divenuta sede della parrocchia ortodossa russa di San Nicholas di Myra del Patriarcato di Mosca, affidata al sacerdote Vitaly Korsakov.
A.B.
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