Bellano: tentata estorsione ai danni dell'ex, donna finisce a processo
Avrebbe tentato di costringere l’ex a prestare del denaro ad una terza persona a mo’ d’investimento, sotto la minaccia di mettere in cattiva luce in ogni ambito della sua vita. Per questi motivi E.T., donna nata a Bellano nel 1979, è finita al banco degli imputati con l’accusa di tentata estorsione.
A raccontare gli avvenimenti che hanno portato al processo è stata proprio la vittima, che nel procedimento si è costituita parte civile ed è rappresentata dall’avvocato Marilena Guglielmana del foro di Lecco. “Ho conosciuto la signora perchè lei era addetta alle pulizie nel mio luogo di lavoro, a Bellano - ha spiegato al giudice Gianluca Piantadosi il 60enne, chiamato al banco dei testimoni - e a maggio 2018 avevamo avuto una relazione terminata poco dopo per incompatibilità. Il 17 dicembre di quell’anno però si è presentata in ufficio e messe sulla scrivania le foto dei miei figli mi ha detto che avrei dovuto prestare dei soldi ad una persona per un investimento, altrimenti avrebbe fatto di tutto per mettermi in cattiva luce nei confronti dei miei famigliari, della mia allora compagna e in ambito lavorativo. Era molto decisa nel raccontarmi il suo disegno, infatti mi ha detto che una cosa del genere l’aveva già fatta in passato”. Un evento che ha scosso molto l’uomo, dipendente di una società di infrastrutture stradali, che nonostante lo spavento ha deciso di recarsi il giorno seguente in caserma a Bellano per sporgere denuncia. “Il giorno dopo poi sono stato chiamato da questa persona - ha continuato nella sua deposizione testimoniale la presunta vittima - che mi ha telefonato da un’utenza svizzera e non si è nemmeno presentato, dando per scontato che sapessi chi fosse. Poi ha fatto riferimento all’investimento ma io gli ho detto da subito che non ero interessato”. I contatti da questa utenza sarebbero cessati da quel momento ma la donna, sempre secondo quanto riferito dal 60enne, avrebbe iniziato a tormentarlo sui social con richieste d’amicizia, tanto da spingerlo a eliminarsi da ogni piattaforma. Non ha espresso vergogna nel raccontare che questa situazione lo ha portato ad assumere ansiolitici perchè “era cattiva, determinata nel suo modo di parlare. Era come se mi avesse sferrato dei fendenti”. Risalgono invece a settembre 2020 delle lettere indirizzate alla ex moglie e ai cinque figli dell’uomo in cui ignoti avrebbero raccontato falsità sul suo conto.
Terminata l’audizione della parte offesa, il giudice ha rinviato al prossimo 17 giugno per sentire i residui testimoni della pubblica accusa e della parte civile.
A raccontare gli avvenimenti che hanno portato al processo è stata proprio la vittima, che nel procedimento si è costituita parte civile ed è rappresentata dall’avvocato Marilena Guglielmana del foro di Lecco. “Ho conosciuto la signora perchè lei era addetta alle pulizie nel mio luogo di lavoro, a Bellano - ha spiegato al giudice Gianluca Piantadosi il 60enne, chiamato al banco dei testimoni - e a maggio 2018 avevamo avuto una relazione terminata poco dopo per incompatibilità. Il 17 dicembre di quell’anno però si è presentata in ufficio e messe sulla scrivania le foto dei miei figli mi ha detto che avrei dovuto prestare dei soldi ad una persona per un investimento, altrimenti avrebbe fatto di tutto per mettermi in cattiva luce nei confronti dei miei famigliari, della mia allora compagna e in ambito lavorativo. Era molto decisa nel raccontarmi il suo disegno, infatti mi ha detto che una cosa del genere l’aveva già fatta in passato”. Un evento che ha scosso molto l’uomo, dipendente di una società di infrastrutture stradali, che nonostante lo spavento ha deciso di recarsi il giorno seguente in caserma a Bellano per sporgere denuncia. “Il giorno dopo poi sono stato chiamato da questa persona - ha continuato nella sua deposizione testimoniale la presunta vittima - che mi ha telefonato da un’utenza svizzera e non si è nemmeno presentato, dando per scontato che sapessi chi fosse. Poi ha fatto riferimento all’investimento ma io gli ho detto da subito che non ero interessato”. I contatti da questa utenza sarebbero cessati da quel momento ma la donna, sempre secondo quanto riferito dal 60enne, avrebbe iniziato a tormentarlo sui social con richieste d’amicizia, tanto da spingerlo a eliminarsi da ogni piattaforma. Non ha espresso vergogna nel raccontare che questa situazione lo ha portato ad assumere ansiolitici perchè “era cattiva, determinata nel suo modo di parlare. Era come se mi avesse sferrato dei fendenti”. Risalgono invece a settembre 2020 delle lettere indirizzate alla ex moglie e ai cinque figli dell’uomo in cui ignoti avrebbero raccontato falsità sul suo conto.
Terminata l’audizione della parte offesa, il giudice ha rinviato al prossimo 17 giugno per sentire i residui testimoni della pubblica accusa e della parte civile.
B.F.