UIL Lario: meno ore di 'cassa' nel 2021, ma i livelli pre Covid sono lontani
Migliora la situazione economica delle province di Lecco e Como sul fronte della cassa integrazione, seppur i numeri del pre-pandemia siano ancora lontani: è quanto emerge dal 12° rapporto UIL del Lario relativo al 2021, che rileva come la richiesta di ore a dicembre sia aumentata in entrambi i territori rispetto a novembre (+302,6% nel lecchese), a testimonianza del "peso" dell'emergenza sanitaria e della difficoltà nel reperimento delle materie prime; di contro, la cassa è diminuita rispetto allo stesso mese del 2020 (-68,6% sul nostro ramo del Lago), quando si era nel pieno della seconda ondata di Covid e la regione Lombardia era classificata in zona rossa.
Considerando tutto il 2021, la richiesta di ore è scesa a Lecco del 56,5% e a Como del 40,1% a confronto con l'anno precedente, mentre è aumentata rispettivamente del 476,6% e del 597,3% dal 2019: mediamente, nella nostra provincia sono stati in cassa integrazione 5.664 lavoratori (-7.350), di cui 2.411 nel settore Metallurgia-Meccanica e 958 nel tessile, entrambi distretti che però mostrano incoraggianti segnali di ripresa, mentre in quella limitrofa 13.275 (-8.896).
"L'anno appena terminato fornisce una situazione più rosea rispetto al 2020, ma preoccupa l’incremento della richiesta di cassa integrazione a dicembre rispetto a novembre" commenta Salvatore Monteduro, Segretario Generale CST UIL del Lario. "Una preoccupazione che è anche avvalorata dal confronto dei dati del 2021 con il 2019 pre-pandemia, dai quali si evince che si è ancora lontani dal dichiarare superata definitivamente la crisi economica e con essa quella sociale. Ancora una volta si fa notare come gli ammortizzatori sociali Covid abbiano permesso di salvaguardare moltissimi posti di lavoro, solo nelle nostre province oltre 18.000. I dipendenti hanno comunque subito una forte decurtazione della propria busta paga: se consideriamo uno a tempo pieno con una retribuzione annua netta di 17.285 euro (1.440 euro mensili) posto in cassa integrazione a zero ore, la perdita, tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di 13^ e 14^, ammonterebbe a 444 euro mensili, circa il 30% in meno. Il beneficio degli ammortizzatori sociali non è stato solo di tutela per questi soggetti e le loro famiglie, ma lo è stato anche per le aziende, alle quali ha permesso di salvaguardare le tante professionalità presenti, garantendo un’immediata ripartenza dei processi di produzione e la ripresa economica. Infine, e non da sottovalutare, il ruolo svolto per l’economia del territorio dagli ammortizzatori sociali che hanno permesso di sostenere i consumi, se pensiamo che la media di 18.000 lavoratori/lavoratrici in cassa integrazione nell’anno 2021 ha significato circa 150 milioni di euro di reddito spesi in prodotti e servizi. Sarebbe opportuno che gli ammortizzatori Covid fossero prorogati fino alla durata della fase emergenziale fossero prorogati".
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