Presidenza della Repubblica: ecco perchè Berlusconi non è forse l'uomo giusto

In riferimento al sempre stimolante intervento di Antonio Conrater, sulle ragioni per cui Berlusconi potrebbe veramente andare al Quirinale (ovvero essere addirittura l'uomo giusto al posto giusto), intervengo per permettermi, sommessamente, di far notare quanto segue.
E' vero, le quattro ragioni sono obiettivamente molto forti (e, a proposito di personaggi politici discussi o addirittura detestati in patria e osannati all'estero abbiamo, tra gli altri, il precedente illustre di Gorbaciov).
Peccato che ve ne siano una, anzi (declinandola in sottoarticolazioni), due assolutamente contrarie.

1) Al Colle deve salire un uomo assolutamente "super partes": e Berlusconi è stato indubbiamente, uomo molto "di parte". In piena lotta politica dal 1994 praticamente (sia pure con pause e corrente alternata negli ultimi anni) ad oggi. Legittimamente, sia chiaro, ma non ci si attende che il fondatore di Forza Italia e - di fatto - del centro-destra anni Novanta e anni Duemila possa essere acclamato da quel cinquanta per cento di italiani al quale è sempre risultato inviso come la "peste bubbonica".
Nulla di personale verso Berlusconi, ma si tratta delle medesime ragioni per cui sarebbe stata inopportuna un'elezione di Andreotti (che, difatti, non avvenne). La storia repubblicana ci ha insegnato che il presidente non deve essere stato "troppo" leader e "troppo" Presidente del consiglio, mai platealmente schierato e "combattente delle Termopili" nell'agone politico: e difatti non lo furono per nulla Mattarella, Ciampi, persino a ben valutare Scalfaro, lo stesso Pertini (e Napolitano ? Parliamone; comunque, già ex Presidente della Camera e già senatore a vita per altissimi meriti quando fu votato), in ogni caso titolari di ruoli istituzionali, spesso al momento stesso dell'elezione; indietro sino a Leone, con la sola eccezione del - allora - relativamente giovane Cossiga: che però, oltre che democristiano, era docente universitario di diritto costituzionale, nonché - sempre al momento dell'elezione - Presidente del Senato; cariche, quelle delle presidenze camerali, spesso "aperitivo" verso la Presidenza o quantomeno l'autorevole candidatura.

2) Il candidato ideale per la Presidenza è un soggetto di assoluta e indiscussa dirittura morale. Non si entra nel merito per quanto riguarda Berlusconi, a torto o a ragione (se lo vogliamo diciamo pure a torto) oggetto di decine di inchieste e parecchio "discusso" sia nella sua vita politica che in quella personale.

E' un "mantra" quello per cui il Presidente deve essere "inclusivo" e non "divisivo": mettiamo pure che i vari p.m.(prevalentemente milanesi) abbiano attivato nel corso due oltre due decenni una sorta di persecuzione nei confronti del Cavaliere. Mettiamolo pure, "pour parler": ma già le abbondantissime polemiche che hanno coinvolto il nome dell'inquilino di Arcore ne fanno un soggetto di colossale "chiacchericcio", tutto il contrario della figura di altissimo profilo morale (per non dire giuridico o culturale, forse aliena al Cavaliere come "curriculum studiorum" di eccellente livello) strettamente connaturale all'inquilino ideale del Colle.

Piuttosto, se si ipotizza il pellegrinaggio in salita verso la Collina, e se seguendo il ragionamento in questa logica si discute di una persona (non di, ma vicina al) centrodestra, perché non Marta Cartabia, di cui in realtà i bene informati sussurrano da mesi?
Finalmente la prima volta al femminile (dovrebbe essere del tutto normale, nemmeno da sottolineare ! ), non una "donna a tutti i costi" (pernicioso pericolo da evitare ugualmente); profilo estremamente elevato, docente universitario di prestigio indiscusso e chiara fama, ex presidente della Corte costituzionale (e chi meglio in un altro parallelo ruolo di "garante della Costituzione"), persin giovane in quanto poco più che sopra il limite minimo di età previsto dalla Costituzione (ahi, Comunione e Liberazione ! Andrà bene a tutti ?)

Come "neofita della politica" ha dimostrato, nei fatti, di sapere fare sinora, e molto bene, in un ruolo - quello di Ministro della giustizia - dove altri, e ben più blasonati, in passato hanno clamorosamente "steccato".
Se il centrodestra volesse unire il paese, anziché dividere, e catalizzare il consenso su un nome di facile presa su almeno i due terzi delle forze politiche (praticamente quasi tutte, tranne un ostracismo pentastellato assai a priori e piuttosto immotivato), potrebbe tenere in serbo come proposta riservata il nome di Cartabia. e, superate le (prevedibilissime) scaramucce che su Berlusconi porteranno al classico nulla di fatto, dopo la "conta" delle prime votazioni attivare i grandi elettori e gettare nella mischia questo nome, difendendolo a spada tratta quando sarò il vero momento importante (quello dei corridoi), così da non "bruciarlo" ora.

Non lo brucerà di certo il sottoscritto con i propri cinque lettori (essendo assolutamente indegno di parafrasare "i venticinque" come l'Illustre): ma sarebbe davvero una grande occasione, da non perdere.

Paolo Bassano
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