Valmadrera: concluso il restauro del vecchio campaniletto, presentati tutti i lavori svolti

Sarà inaugurato domenica, dopo la Messa solenne delle 10.30 per la festa patronale, il vecchio campaniletto della parrocchiale di Valmadrera restituito alla comunità dopo i lavori di restauro iniziati nel marzo dello scorso anno e conclusi in novembre. Gli interventi effettuati sono stati illustrati in un incontro tenutosi ieri sera alla presenza di don Isidoro Crepaldi, dell’architetto Enrico Albini e dell’ingegner Francesco Parolari che hanno coordinato i lavori con l’architetto Roberto Spreafico, nonché del restauratore Eros Zanotti.



Si tratta del campanile della vecchia parrocchiale attiva fino alla prima metà dell’Ottocento quando, su progetto di Giuseppe Bovara, venne realizzata quella nuova che, una volta completata, inglobò anche l’area della più antica chiesa demolita. Era stata realizzata a cavallo tra Cinquecento e Seicento su un preesistente oratorio dove l’arcivescovo Carlo Borromeo decise di trasferire la sede parrocchiale fino ad allora al santuario di San Martino.



A quel periodo risale anche la torre contraddistinta dalla particolare cuspide in mattoni apparentata ad analoghe strutture tipiche dell’architettura religiosa lombarda dell’epoca. Il campanile sopravvisse alla chiesa e svolse le sue funzioni fino al 1931 quando venne completata la realizzazione della nuova più ambiziosa torre della cui genesi ci ha parlato Aloisio Bonfanti. Da allora, il “campaniletto” venne abbandonato rimanendo quasi come una sorta di decorazione alla chiesa neoclassica e «diventato ormai un condominio di piccioni».


L'incontro di ieri sera



Proprio durante i lavori di restauro della parrocchiale, nel 2008, ci si rese conto che il degrado dell’antica struttura aveva ormai raggiunto livelli di guardia e si decise, non senza lunghe discussioni e riflessioni, per il suo restauro. Con le opere affidate a tre imprese: la bergamasca Sicem (lavori edili) e le milanesi Magistri (restauri) e Cismont (ponteggi).
Ieri sera sono appunto stati presentati nel dettaglio gli interventi eseguiti da un lato per consolidare la struttura ormai ammalorata e dall’altro per il restauro vero e proprio. Il campanile, da terra fino alla punta della croce, è alto 38 metri, 11 dei quali sono costituiti dalla cuspide in mattoni di circa 24mila chili di peso comprensivi di pietrone sommitale di 150, che posava su mattoni invecchiati. Erano inoltre caduti gli intonaci, le strutture in legno erano ormai irrecuperabili, quelle in ferro in pessime condizioni, le colonne della cella campanaria danneggiate così come la balaustra. Si è così proceduto a realizzare nuove cerchiature, al rinforzo dei ripiani, al recupero delle colonne, al risanamento della muratura interna, alla stabilizzazione e all’ancoraggio della parte sommitale, nonchè alla sistemazione dei mattoni e alla sostituzione di quelli irrecuperabili con altri fabbricati alla maniera “antica” da una fornace specializzata, all’installazione di tiranti e alla posa di un nuovo intonaco, «salvando – è stato detto – tutto quanto era possibile mantenere».



E’ stato osservato anche come l’abbandono del campanile, se è vero che ha consentito l’avanzare del degrado (a parte qualche riparazione approssimativa effettuata nel corso dei secoli, le ultime forse all’inizio del Novecento) ha altresì consentito ai restauratori di ritrovare antichi materiali e antiche rifiniture così che ci si è affacciati davvero su un tempo passato: «Certo, non è un affresco, ma si tratta pur sempre di un grosso valore storico e artistico perché la valorizzazione di una struttura comprende tutti i suoi elementi e non soltanto quelli decorativi».



Per la commissione economica parrocchiale, è stato Massimo Marconi a illustrare i costi dell’opera: complessivamente, sono stati spesi 207mila euro. Era quindi stato acceso un mutuo di 150mila euro da restituire in 17 mesi. Nel frattempo, la raccolta delle offerte ha consentito di recuperare circa 130 mila euro ai quali vanno sommati i benefici derivanti dai bonus fiscali quantificati in 98mila euro.
A conclusione della serata, il parroco ha detto come con questo intervento «davvero abbiamo conservato un monumento che è anche un punto di riferimento per la comunità e che racchiude tutta una storia».
D.C.
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