Lecco: al via le scuole tra timori e fiducia. Ma il coro è (quasi) unanime: 'Basta DAD'

Prima campanella dell'anno nelle scuole lecchesi, tornate a svolgere le loro attività in presenza nella giornata di oggi (salvo qualche esordio "anticipato" a venerdì 7), come da "ordini" del Ministro Bianchi, nonostante le incertezze dovute alla situazione sanitaria. Al momento sono circa 3.000 gli studenti del territorio in quarantena, sui 40.000 iscritti in provincia, ai quali si aggiungono gli insegnanti e i membri del personale ATA che portano il totale degli "assenti" a 3.500. Le vacanze di Natale, ad ogni modo, sono finite, per la scuola è tempo di ripartire. Abbiamo quindi raccolto le impressioni di genitori e nonni di alcune Primarie della città, divisi tra la fiducia per l'attesa ripartenza e qualche preoccupazione per l'andamento della pandemia.



"Per ora è tutto abbastanza tranquillo, troppo presto per dire che cosa succederà, tra una settimana forse avremo un quadro un po' più chiaro" hanno commentato alcune mamme di Belledo. "La paura di un ritorno in DAD comunque c'è, anche se noi siamo fiduciose che si possa proseguire in classe. I bambini devono poter tornare a stare insieme e crescere in classe, noi non possiamo fare anche le maestre purtroppo, anche se in alcuni momenti ci abbiamo provato. Tra l'altro iniziano a vedersi delle lacune, dopo tutto questo tempo trascorso davanti ai computer. E non possono nemmeno sfogarsi con le attività sportive che hanno sempre fatto perchè è di nuovo tutto fermo fino a fine gennaio. Iniziamo a far fatica anche noi genitori a gestire queste situazioni".
Intanto, gli ingressi e le uscite continuano ad essere scaglionati per evitare assembramenti, e molte aule mantengono le finestre aperte per garantire il ricircolo dell'aria.



"La classe di mio figlio qui a Germanedo è praticamente decimata, sono rientrati tutti venerdì e oggi sono già praticamente la metà, ma me lo immaginavo, vista l'impennata dei casi di queste ultime settimane" ha aggiunto un'altra mamma. "Lo dico sinceramente, se fosse stato per me avrei tenuto chiuso ancora almeno una settimana per precauzione, monitorando la situazione e cercando di contenere il contagio, così da poter rientrare in presenza con qualche pensiero in meno e magari con più continuità. Non sono propriamente d'accordo con il ministro Bianchi, anche se capisco che parecchi genitori sono impossibilitati a tenere i bambini a casa a causa del lavoro. Tanto sappiamo già che cosa succederà tra una settimana, ma ormai è fatta. E purtroppo la Didattica a distanza servirà a poco, l'abbiamo già sperimentata ed è un fallimento. Stiamo vivendo nello stress e nella paura ormai".


"A Lecco abbiamo parecchi edifici chiusi che potrebbero essere utilizzati per favorire davvero la didattica in presenza, perchè non si attiva nessuno?" si sono chiesti altri genitori, ponendo la questione su un altro piano. "Iniziamo a sentirci presi in giro e abbandonati dal Governo. Se il ministro Bianchi vuole davvero che la scuola si faccia a scuola deve iniziare a pensare anche a queste opzioni. I bambini per fortuna hanno voglia di stare insieme, ma è normale ed è giusto che sia così. La DAD non dovrebbe neanche più essere nominata, spero davvero che si possa continuare in classe. Tanti genitori non sono nemmeno in grado di svolgere il proprio lavoro in smart working perchè hanno i figli piccoli in casa, che non possono essere lasciati da soli davanti a un computer". E ancora: "Ci è stato detto che verranno fatti dei tamponi gratuiti ma nessuno ancora ha visto nulla, i 92 milioni stanziati per la sicurezza nelle scuole pare ci siano, ma vorremmo vedere i risultati. Non mando i miei figli a calcio o pallavolo per sicurezza, ma se poi altrove le precauzioni saltano è tutto inutile, ci vuole più rigore. Dopo le due settimane di vacanze natalizie è difficile pensare di tenerli ancora a casa, sono irrequieti, ma soprattutto si tratta della loro crescita personale, della loro formazione all'interno della società".


Pareri analoghi anche quelli raccolti alla "Cesare Battisti" di Acquate, in viale Montegrappa, dove il coro sembra davvero unanime. "La DAD non è più un'opzione praticabile" hanno commentato alcune mamme, felici e sollevate della ripresa delle attività didattiche in presenza. "I bambini hanno bisogno di andare a scuola, di stare con i propri compagni, anche perchè sono certamente più al sicuro qui che altrove: indossano sempre la mascherina, si disinfettano costantemente le mani e trascorrono anche molto tempo all'aperto; anzi, le insegnanti si preoccupano persino di aprire spesso le finestre per far girare l'aria, nonostante il freddo".



Eppure anche qui, a detta di molti, il rischio di una nuova chiusura è dietro l'angolo. "Secondo me non arriviamo a venerdì", la previsione di un papà, un po' sconsolato e già preoccupato di dover ri-allestire la postazione casalinga con computer e quaderni per le tanto odiate lezioni a distanza. "Ciò che dai piani alti non hanno considerato, nemmeno questa volta - gli ha fatto eco un altro genitore - è il disagio che si andrebbe a creare per tutti, bambini e adulti. Anche la nuova regola per la quarantena (obbligatoria per dieci giorni alla Primaria, in presenza di più di un caso di positività all'interno del gruppo classe, ndr.) ha poco senso, perchè va a penalizzare tutti nonostante sia chiaro, ormai, che il contagio non si diffonde praticamente mai all'interno della scuola, con i tanti protocolli in vigore".


Opinioni del tutto simili anche tra i genitori e i nonni della Primaria "Fabio Filzi" di Bonacina, più tranquilli grazie alla consapevolezza di essere in una sorta di "microcosmo" (il plesso, infatti, conta ormai solo tre classi, con un numero di alunni molto contenuto). "I bambini sono al sicuro, non c'è dubbio: molti iniziano anche ad essere vaccinati, quindi i rischi si stanno riducendo sempre di più", il parere più diffuso tra gli adulti in attesa dell'uscita dei piccoli studenti. Non è mancata, però, qualche voce fuori dal coro, come a Germanedo. "Magari alcuni giorni di vacanza in più non avrebbero fatto male, giusto per essere sicuri di "smaltire" eventuali positività sorte durante il periodo delle feste" ha ammesso una nonna, con un pizzico di preoccupazione. "Ad ogni modo si è deciso così e lo accettiamo".
B.P. - A.G.
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