Lecco perduta/304: la mobilitazione civica per il Tribunale

Merita un apposito capitolo di storia la mobilitazione che animò Lecco quando venne costituita una società civile sotto la forma di anonima per azioni, destinata esclusivamente alla costruzione di un palazzo da adibirsi a sede della Giustizia. Era la primavera 1937 quando il presidente della Littoria, avvocato Carlo Corti, faceva pervenire al podestà del tempo lo statuto in 28 articoli.


Magistrati ed avvocati davanti al Palazzo di Giustizia

Il secondo era già molto chiaro nell’indicare e riassumere i motivi di tale iniziativa. Si può leggere, infatti: “La società ha per oggetto particolare ed esclusivo la costruzione, nella città di Lecco, l’affitto e la gestione di uno stabile da adibirsi ad uso Palazzo di Giustizia, specialmente per sede del Tribunale e della Pretura di Lecco, ed eventualmente Corte d’Assise, nonché la ripartizione degli utili fra gli azionisti”.
L’articolo 3 precisava: “Il capitale sociale è fissato in lire un milione, rappresentato da numero mille azioni da lire mille cadauna”. Il 4 aggiungeva che la “Società avrà la durata fino al 31 dicembre 1950”. Sempre lo statuto, all’articolo 15, stabiliva: “La società è amministrata da un consiglio di amministrazione composto di cinque membri”. E il 16 proseguiva specificando: “Gli amministratori durano in carica quattro anni … Essi sono rieleggibili”.


 Momenti di pausa di un'udienza con avvocati togati



La società immobiliare, trascinata dal presidente avv. Carlo Corti, lavorò intensamente e già nel 1940 fu possibile presentare in municipio il progetto di costruzione da realizzare sull’area di proprietà Cornelio, confinante con il Teatro della Società: era del noto architetto Mario Cereghini, che è stato anche vice podestà. I lavori, nonostante i tempi bellici, vennero rapidamente completati e il Palazzo di Giustizia divenne operativo come tale.
Arnaldo Ruggiero, nel secondo volume del “Piccolo Mondo antico lecchese”, uscito nel 1975 con edizioni Agielle, ricorda l’avv. Carlo Corti collocandolo fra i “lecchesi che hanno onorato la loro città”. Ruggiero sottolinea: “Fu mosso da un impulso interiore verso due direttive: la prima per cooperare a che la sua Lecco salisse a forme sempre più distinte e vive di superiore dignità di vita sociale; la seconda per assistere e soccorrere la condizione umana, specie dove il dolore e il bisogno più la colpivano”.


Assemblea di avvocati dell'Ordine forense di Lecco

Corti era entrato nel 1913 nel consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Lecco, vice presidente dal 1930 al 1932 e "numero uno" dal 1932 al 1943. Alla carica rinunciò nel luglio 1943 per assumere quella di commissario prefettizio del Comune, dopo gli storici eventi della notte del Gran Consiglio a palazzo Venezia, la caduta di Mussolini, il Governo Badoglio e tutto il resto. Corti venne chiamato al delicato e difficile incarico che ricoprì con alto senso civico sino al settembre 1943, quando per l’invasione nazista e l’instaurazione di quella che diventerà la Repubblica di Salò dovette abbandonare la città e trovare esilio in Svizzera; vi ritornò dopo il 25 aprile 1945 con l’avvenuta Liberazione.
La città lo ricorda con la via in quartiere Pescarenico, che muove da via Ghislanzoni, incrocia via Previati e poi corso Martiri della Liberazione, per terminare sulla sponda dell’Adda, nella zona che, per il Palio delle Contrade, è contrassegnata dalla denominazione Fossato.
A.B.
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