Il mercato e Retesalute, ma non solo

Germano Bosisio
Finalmente sono riuscito ad ascoltare la registrazione dell'interessantissimo Convegno svoltosi a Merate l'11 dicembre scorso.
Un convegno sulla materia delicatissima dei Servizi Sociali previsto per i soli amministratori dei Comuni soci di Retesalute ma a mio parere indispensabile, ai fini di una maggior comprensione dei “valori in gioco”, anche per tutti i cittadini che non vogliano “stare alla finestra” delegando solo ai propri rappresentanti le valutazioni di merito.
Dopo aver attentamente ascoltato le varie argomentazioni degli esperti, comprendo meglio ed ulteriormente il perché molti sindaci soci , o loro delegati, siano stati più o meno volontariamente in superficie nel seguire nel corso degli anni la martoriata storia di un importantissimo strumento  di gestione locale del Welfare socio-sanitario finalizzato in particolare alle persone più “disagiate”:
Ho l'impressione che se realmente avessero voluto esercitare un effettivo ruolo Politico sulla loro “creatura” Retesalute,  Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico, avrebbero dovuto destinargli ben altre attenzioni, non solo per il “buco finanziario” che si è prodotto ma soprattutto visti i qualificanti contenuti alla base delle scelte valoriali sottese ai vari modelli illustrati dai competenti relatori del Convegno ed in particolare dal dott. Battistella (dal minuto 37' 30 “ circa).
Infatti più ci si addentra, anche solo come comuni cittadini, nella comprensione degli aspetti salienti caratterizzanti il modello dell'Azienda Speciale Consortile e più se ne conferma la peculiare scelta politica e sociale di base : una vera e propria “visione spartiacque” sottesa alla programmazione e alla gestione territoriale di questi servizi.
Una visione e relativi modelli attuativi che delineano un indispensabile ruolo primario degli Amministratori Locali ed una loro preminente funzione nella tutela e valorizzazione dei sistemi sottesi alla programmazione, gestione ed erogazione di tali Servizi alla Persona, peraltro coerentemente estensibili a tutti i Beni Comuni Primari , quali la Sanità, l'Assistenza sociale, l'Ambiente, L'acqua, i Rifiuti … .
E di fronte a questi servizi basilari, che sottendono quindi diritti fondamentali, non si può più ignorare quello che appare da tempo come un processo solo apparentemente ineludibile e cioè quello della loro privatizzazione (con varie modalità) e della loro cosiddetta “liberalizzazione”.
Di fronte alla mercificazione (ed alle sue evidentissime distorsioni a cui siamo giunti) degli aspetti ambientali, salutistici e esistenziali indispensabili alla vita e alla dignità umana emerge sempre più l'esigenza  a tutti i livelli di non fare più gli “gnorri” : occorre operare concretamente una “scelta di campo”!
Nelle gestioni dei servizi Primari alla Persona ( non si sta parlando degli ambiti imprenditoriali “tradizionali” in cui legittimamente il Mercato si esprime) o si sta col Mercato e le sue logiche finalizzate al profitto (ed in subordine con qualche rattoppo occasionale dei suoi aspetti più deteriori) o tali gestioni debbono essere scisse radicalmente da esso collocandoli in ambiti dove il ruolo del “pubblico” trova la sua vera ragione d'essere proprio in quanto non inficiato da logiche economiche utilitaristiche ma realmente sociali, ovviamente in modo oculato ed efficiente. Ricordando, peraltro ai cultori dei “ritorni economici” come peculiare indicatore della “qualità” dei Servizi, che, a parità di efficienza e coerenza di funzione,  il “Pubblico” per i Cittadini/utenti, rispetto al “Privato” o al “Privatistico”,  è “risparmioso” proprio perché non deve fare profitti.
Ecco perché pur essendo un oggionese che si è battuto infruttuosamente per mantenere il Comune di Oggiono in Retesalute mi permetto di invitare i Comuni meritoriamente rimasti convintamente soci di Retesalute  a privilegiare un modello d'Azienda Speciale Consortile che internalizzi al massimo i servizi ( con maestranze proprie) e non svolga invece una semplice intermediazione acquistandoli da altre realtà magari cooperativistiche.
Al di là di ogni altra evidente qualitativa comparazione, applicabile a vario titolo tra i 2 modelli, quello che i relatori hanno ben evidenziato nelle loro presentazioni è il ruolo centrale programmatorio e direttamente “controllante” le attività delle loro ( “in house”) Aziende di diritto pubblico da parte dei Comuni Soci. Un ruolo squisitamente ed ineludibilmente Politico ( sia di logiche che per luoghi decisionali e piani di zona ….) e perciò stesso non delegabile ai soli dirigenti e  “tecnici” aziendali, nell'esercizio delle loro varie competenze professionali attuative.
Come dire che i Comuni possono, o meglio devono, riappropriarsi – anche consociandosi - del loro preminente ruolo Politico (quello con la P maiuscola) e non applicare aprioristicamente modelli calati dall'alto rischiando così di ridurre la loro funzione di “governo” al solo compito di esecutore amministrativo e non delegandola preminentemente ad altri enti o realtà commerciali apicali  sempre più concentrate in poche, e spesso interessate, mani.
Con uno slogan si potrebbe dire che occorre rivalorizzare pienamente (ritornando alle costitutive origini) il ruolo pubblico e “fuori dal Mercato” nella gestione e tutela dei Servizi Primari alla Collettività.
Del resto in tanti si era sostenuto che peggio di questa crisi pandemica potesse esserci solo non tener conto delle cause strutturali che l'hanno in qualche modo prodotta ed alimentata.
E lo svuotamento graduale della funzione pubblica in materie così delicate per la Convivenza Civile, subordinandole nei fatti alle logiche mercatiste in nome di una solo presunta competitività, ne rappresenta uno degli aspetti  più condizionanti.
Ma ci sarà la volontà dei Sindaci e annesse figure di procedere in tale direzione ?
Germano Bosisio
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