Lecco: quei San Silvestro casalinghi di una volta. Ricordi 'attuali'

Luminarie per Capodanno nelle vie e piazze cittadine anni 1959/1960
Ritornano i “brindisi” casalinghi, come una volta, imposti ora dalle vigenti disposizioni sanitarie. Quelli di un tempo erano “bicchieri in cucina”, intorno ad un tavolo con qualche “pasticcio”, con i commensali pronti, però, ad uscire con visita lampo sul terrazzo a ringhiera che si affacciava nei cortili artigianali, ma anche agricoli. La società del benessere e del consumismo anni ’60 stava trasformando le “gioie” del passato, ma non erano ancora diffusi i ristoranti con menu speciali, le crociere di San Silvestro ed il “ponte” con vacanze in località marine e montane. Le luminarie cittadine per il Natale erano concentrate nelle piazze e nelle vie centrali della città. C’è da ricordare che le prime decorazioni luminose per il Natale in città risalgono al 1959/1960, grazie all’Unione Commercianti ed all’Ente Lecchese Manifestazioni.
All’inizio del secolo Novecento i giovani di Germanedo salivano sino al pianoro di Neguggio per il falò dell’ultima sera dell’anno, una tradizione che si rinnovava anche sul monte Barro. Erano ragazzi di Galbiate che raggiungevano con torce la vetta della montagna di casa. E’ un appuntamento, quest’ultimo, che si rinnova anche negli anni recenti, con la grande stella che illumina la vetta del noto parco naturale regionale. Si è illuminato anche il pendio che guarda verso Valmadrera, grazie alla stella posizionata sopra la baita di Vinargino dalle penne nere guidate dal cav. Mario Nasatti.
I festeggiamenti erano “poveri” e bastava un falò per regalare la felicità. Vie e piazze di paesi erano animate dal passaggio notturno di musicanti che auguravano buon anno a suon di note, sostando più a lungo sotto finestre o balconi dove si profilava qualche generoso bicchiere.
Per Lecco città un appuntamento noto era il grande veglione al Teatro della Società di piazza Garibaldi. La sala veniva resa festosa da tanti fiori e da argentee strisce con stelle filanti.
Le campane delle chiese suonavano a festa nella sera di San Silvestro per chiamare i fedeli al tradizionale canto solenne del Te Deum di ringraziamento per l’anno lasciato alle spalle. Era, quindi, una notte più lunga delle altre, che portava tanta gente sotto le coperte ad ore piccole e la città appariva al mattino insolitamente deserta ed addormentata. Il risveglio avveniva con le musiche della banda “Alessandro Manzoni”, che passava per gli auguri alle autorità, ai dirigenti del complesso, ai sostenitori ed ai musicanti anziani che avevano cessato l’attività per limiti di età. Era una ricorrenza gioiosa, ma frenata dal gelo invernale. Il giorno era corto, anche con il sole: presto scendevano nel pomeriggio le ombre della sera, ombre gelide in vie ben lontane dall’illuminazione attuale. Sembravano rammentare che, oltre la festa di anno nuovo e vita nuova, c’era ancora davanti un gennaio interminabile con albe grigie, serate lunghe e monotone, giornate lavorative fra freddo e gelo, prima di qualche palpito timido di disgelo con la “sceriola” dei primi giorni di febbraio.
Sarà così anche quest’anno con il covid-19?
A.B.
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