PAROLE CHE PARLANO/54

Tisana

Dopo pranzi e cene non sempre leggerissimi a cui ci stiamo sottoponendo in queste vacanze, che mi auguro felici nonostante restrizioni e timori, non c'è niente di meglio di una bella camminata oppure di una buona tisana digestiva. Questo termine sembra suggerirci che l'infuso o il decotto che stiamo per bere sia un tocca-sana e che anch'essa sia una parola composta, derivante dal verbo sanare. L'effetto potrebbe essere davvero questo e, se può farci piacere, pensiamo pure che ci-sani, tradendo, però, il suo vero significato. Tisàna, infatti, è una voce dotta che abbiamo ereditato dal latino tìsana (con l'accentazione sdrucciola), parola a sua volta rubata al greco ptisáne (con l'accento piano come la nostra tisana), col significato di pestare, tritare. Immediatamente cambia la prospettiva e la nostra immaginazione ci riconduce ai monaci, veri e propri farmacisti del loro tempo, intenti a raccogliere erbe salutari e a pestarle dentro i loro mortai o a sminuzzarle per preparare miscele, finalizzate ad alleviare quasi ogni male.
Ma una precisazione è d'obbligo: nonostante caffè e tè siano, in fondo, il risultato di infusioni di semi e foglie, non vengono tradizionalmente considerati tisane, le cui proprietà dovrebbero essere calmanti, emollienti e curative, anche se la differenza appare pressocché inesistente. In effetti, come ci ricordano medici e nutrizionisti, non bisogna abusare di caffè e tè, ma nemmeno delle erbe: una medicina nelle mani dello stolto può diventare veleno, e un veleno nelle mani del saggio può diventare medicina.
Buon anno e... buona digestione a tutti!


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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