PAROLE CHE PARLANO/53

Noci, mandorle e torroni

Ormai abbiamo eliminato quasi del tutto scrupoli e rimorsi di coscienza di fronte alla cosiddetta "frutta secca" che, soprattutto in questo periodo natalizio, non manca sulle nostre tavole. Gli oli insaturi e polinsaturi che questi frutti contengono, oltre a tanti altri elementi salutari, sono un toccasana per il nostro fisico (forse un po' meno per la nostra linea): non meritano anche solo per questo di soffermarsi sull'origine dei loro nomi?
Il dolce dattero, frutto della nota palma nordafricana, così come i famosi molluschi, detti datteri di mare, devono il loro nome al latino dactylus e al greco daktilos col significato di dito, ovviamente per la loro forma stretta e allungata, come quella di una falange o di un dito di bambino. Viveva nel passato Cibele, la dea madre greca, originariamente però chiamata Amigdala in Frigia. Una leggenda narra che da alcune gocce di sangue di questa dea caduto in terra sia nato proprio il mandorlo, che assunse il simbolo di fecondità, tanto che ancora oggi si usa regalare confetti benauguranti ai novelli sposi.
Passiamo subito al torrone, che non è propriamente un frutto, ma al suo interno sono presenti soprattutto mandorle. Questo dolce ha un nome che evoca torri e torrioni, ma non è ciò che significa. Bisogna infatti ricorrere al latino torrēre, abbrustolire, per conoscerne il significato: la frutta secca utilizzata deve infatti essere torrefatta, tostata. Quindi è più corretto associare il termine torrone alla parola torrido.
Noce, forse la regina fra tutti questi frutti, nasce dal latino nux (termine col quale si indicavano anche altri frutti a guscio duro), anche se il suo significato è sconosciuto. Più chiaro è il suo nome scientifico Juglans regia che deriva ancora dal latino Jovis glans cioè ghianda di Giove, il re degli dei, per sottolinearne il gusto prelibato e l'alto apporto nutritivo, ben conosciuto fin dai tempi antichi.
Un altro famoso frutto è la nocciola che deve il suo nome al latino nucleola, diminutivo di nuceus, che ci riporta a nux. Quindi si tratta di una piccola noce anche se le due piante non hanno rapporti di parentela botanica, ma solo alimentare.
Sono veramente pochi coloro che non amano il pistacchio, sia che venga utilizzato in pasticceria sia per cucinare ottimi primi e secondi. È una pianta di origine asiatica, ma ormai comunissima nell'area mediterranea. Il suo nome deriva dal latino pistacia a sua volta dal greco pistáke o pistákia, che ci riconduce al persiano pistáh, cioè ricco di farina.
Sicuramente meno conosciuto del pistacchio, di cui però è parente, è l'anacardio, pianta dell'America tropicale. Il suo nome si origina dal greco anà, simile a, e cardia, cuore, per la caratteristica forma del frutto. Ovviamente la speranza è di aver dato, se ce ne fosse stato bisogno, qualche ragione in più per gustare in santa pace questi frutti deliziosi, senza aver causato nessuna indigestione... Auguri a tutti!


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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