Antivigilia senza fiaccolata sul San Martino, 'luci' solo sul Medale

Nel pomeriggio del 23 dicembre, al calar delle tenebre, non si accenderanno le “luci” sulle pendici del monte San Martino, anticipo della prima e tradizionale fiaccolata dell’antivigilia di Natale iniziata nel 1973 con l’organizzazione del gruppo ANA di Rancio e Laorca, guidato dal non dimenticato Giannino Mauri, fratello maggiore del noto scalatore Bigio.
Anche quest’anno, come lo scorso, le vigenti disposizioni sanitarie anti Covid-19 consigliano infatti di non organizzare il serpentone luminoso che, partendo da Rancio Alto, raggiungeva la cappelletta bianca, punto panoramico eccezionale sulla città e su tutto il territorio. Come è noto, la tradizione avviata ormai quasi 50 anni fa dall’ANA di Rancio e Laorca verso il San Martino ha trovato nel tempo tanti “gemelli”, dagli amici della croce di Pian Sciresa sopra Malgrate agli Alpini di Bonacina, di Belledo-Germanedo, di Maggianico-Chiuso, ma anche con l’UGE di San Giovanni e altri ancora.


Il monte San Martino visto dal lago di Lecco

Alla parata luminosa su sentieri alpestri faceva quasi sempre seguito un suggestivo falò, accompagnato da vin brulé con auguri natalizi, momento di calore e umanità che univa tutti quanti. Purtroppo, come già scritto, l'interminabile pandemia che dura da due anni cancella anche le fiaccolate verso le cime lecchesi.
La primogenita raggiungeva, come già detto, la chiesetta bianca dove, intorno alle 22.15, veniva celebrata la Messa che ha visto tante volte presente don Serafino Marazzini, allora vicario presso la basilica di San Nicolò e oggi prevosto a Milano. Seguiva un incontro augurale nella non lontana baita Piazza. Anche la "casetta" del San Martino, è stato reso noto, chiuderà i battenti nel pomeriggio del 23 dicembre, alle ore 15. C’è da ricordare che la Messa alla cappella bianca ha visto in diverse edizioni l’accompagnamento dei canti del Coro alpino Grigna, diretto dal maestro Giuseppe Scaioli, gruppo sorto nel 1958 tra i giovani del quartiere di Laorca.


La parete del Medale vista da Rancio Alto

Sarà, invece, illuminata nella serata la “direttissima” sulla parete del Medale, nella storia lecchese perché ha rappresentato, nell’agosto 1931, una delle prime imprese di una nascente stella del firmamento alpinistico internazionale, Riccardo Cassin. Il volume “CAI Lecco, un secolo di storia” ricorda che il 12 agosto 1931 “Cassin e Mario Dell’Oro, entrambi del CAI lecchese, compiono l’ascensione della parete est del Corno Medale, con una difficilissima arrampicata di quasi 12 ore”. La stampa sottolineava: “I due scalatori hanno avuto attestazioni di compiacimento da amici e da ammiratori, nonché dalla cittadinanza. Sul Medale, ritenuto inespugnabile, hanno issato una bandiera tricolore ben visibile dalla città e dal territorio”.
A.B.
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