Lecco, il bilancio della Pizzeria Fiore: 'massima attenzione a costi e ricavi'

Sono trascorsi i primi sei anni della convenzione “6+6” che regola i rapporti tra il Comune di Lecco e l'Associazione temporanea di scopo composta dalla cooperativa sociale Olinda, il Circolo Arci e l’Auser, che gestisce il ristorante Fiore nel locale confiscato alla famiglia Coco Trovato nel 1994. In questo periodo la pizzeria in via Belfiore ha rappresentato “un’opportunità per tante persone vulnerabili di potersi realizzare, imparare un mestiere e avere delle economie - ha ricordato l’assessore ai Servizi pubblici Emanuele Manzoni - oltre a costruire un presidio di cultura”.
Come tutte le attività economiche, e quelle attive nel campo della ristorazione in particolare, Fiore è stata duramente colpita dalla pandemia e ha dovuto mettere in campo diverse strategie per reggere il colpo e continuare a essere un punto di riferimento per le persone assunte. A raccontare l’andamento dell’ultimo anno durante la commissione congiunta di mercoledì sera è stato Thomas Emmenegger, presidente di Olinda. Lo psichiatra ha spiegato ai consiglieri comunali le enormi difficoltà vissute in particolare nei momenti di stop totale: “Abbiamo voluto fare in modo che i nostri dipendenti continuassero a sentirsi parte della squadra, per questo da un lato abbiamo chiesto un prestito in banca per garantire uno stipendio regolare e dall’altro abbiamo implementato il delivery, il take away e le aperture feriali a pranzo. Questo ha determinato perdite importanti nel 2020, ma nel 2021 la previsione è estremamente positiva e ci permette di smaltire una quota della perdita”. Se il ristorante nel 2019 aveva avuto un ricavo netto di 419.963 euro (in calo rispetto al 2018 quando era stato di 457.848 euro), realizzando 20.841 coperti (nel 2018 erano stati 23.832 e nel 2017 18.000), nel 2020 questa cifra si è quasi dimezzata, arrivando a 218.693 euro, con poco meno di 10mila coperti.


Un'immagine del ristorante

Emmenegger nella sua relazione ha più volte sottolineato la necessità di tenere insieme diverse anime di questa esperienza: “Non siamo una mensa, per questo puntiamo molto sul livello del cibo servito. La nostra non è un’attività sostenuta da qualcos’altro, l’unico ricavo deriva dal ristorante, quindi dobbiamo tentare di ammorbidire la tensione tra impresa e sociale, tra costo e qualità. Questo porta il costo medio della cena a 20 euro a persona. L’importante lavoro che svolgiamo con i nostri dipendenti si riflette sul bassissimo tasso di turnover, in un settore caratterizzato da nero diffuso per risparmiare. Da noi invece c’è un'enorme attenzione su ricavi e costi, e quello che facciamo come utile viene in gran parte investito sullo staff. Questa voce rappresenta il 48% dei costi, molto più alta della media, ma vuol dire che evitiamo i doppi turni e impieghiamo persone che oltre a saper fare il loro mestiere sappiano accompagnare chi deve impararne uno”.

La discussione tra i consiglieri è iniziata con un intervento forse poco lucido da parte di Giacomo Zamperini, che ha detto al presidente di Olinda, nell’ordine, di pagare troppo poco i dipendenti, chiedendo quanto prendesse per “stare nel cda”; di impiegare “immigrati clandestini” e di non riuscire a stare nei bilanci “con i contributi”; di promuovere eventi politici “spacciandoli per culturali”, come la presentazione del libro del medico Vittorio Agnoletto che ha “una svastica in copertina”. È stata il vice sindaco Simona Piazza a puntualizzare che Fiore “non riceve contributi né diretti, né indiretti, paga regolarmente le tasse e non fa concorrenza sleale alle altre attività economiche della città. Non versa l’affitto al Comune solo perché il costo è stato convertito nei lavori di ristrutturazione e arredamento di cui l’Ats si è fatta carico”. Prima di lasciare spazio agli altri interventi Piazza ha ricordato che “non esistono svantaggi di Serie A e di Serie B, ma ci sono delle categorie che regolano le assunzioni nelle cooperative B determinate dalla legge, così come gli stipendi dei dipendenti che sono quelli previsti dai contratti collettivi nazionali di realtà di questo tipo”.
I consiglieri Pietro Regazzoni e Stefano Parolari hanno riportato la commissione al dibattito civile, chiedendo a Emmenegger che la pizzeria lavori di più sugli eventi culturali, rafforzando anche il rapporto con le scuole vicine e gli studenti, e invitando a impegnarsi affinché Fiore sia “più parte della città”. Filippo Boscagli ha fatto invece notare che le relazioni annualmente presentate sono molto descrittive ma povere di dati, e ha chiesto più attenzione a questo aspetto, per permettere ai commissari di svolgere il loro ruolo di monitoraggio. Anche il consigliere Matteo Ripamonti ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo delle cooperative B che “pur impiegando almeno il 30% di persone svantaggiate devono riuscire a fare impresa e a stare in piedi, facendosi carico di "costi" che diversamente ricadrebbero della comunità. Tenendo conto di questi fattori questa esperienza ha un senso”.
M.V.
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