Fabio Mastroberardino, Alessandra Hofmann, Mauro Piazza, Carlo Piazza e Mattia Micheli
in una foto scattata domenica mattina a Villa Locatelli qualche minuto dopo la
chiusura delle operazioni di spoglio
Non se ne è accorto praticamente nessuno, perché nessun “comune mortale” è stato interessato al voto, riservato ai soli "eletti". Ma da domenica la Provincia di Lecco ha un nuovo presidente, il primo presidente donna dalla sua istituzione. La vittoria di Alessandra Hofmann, sindaco di Monticello Brianza (con quel “Brianza” che indubbiamente ha pesato, perché a questo giro la partita si giocava a sud, sulla scelta di mandare avanti la sua candidatura a discapito delle “giovani promesse” laghee Riccardo Fasoli e Antonio Rusconi, primi cittadini di Mandello e Bellano, per citare un paio di altri scalpitanti papabili) è l'ennesima vittoria di Mauro Piazza. Ebbene sì, passato senza troppo clamore (se non nella Segreteria del Carroccio costretta a far buon viso a cattivo gioco) dalla morente Forza Italia alla rediviva Lega Salvianiana, il consigliere regionale è riuscito in ciò in cui ha fallito invece – dall'altro lato del campo – all'onorevole Gianmario Fragomeli: imporre il proprio cavallo e tiragli la volata fino a tagliare per primo la linea del traguardo. Poi non importa se i consiglieri dell'area “piazzista” sono scesi da quattro a due (i riconfermati Mattia Micheli e Fiorenza Albani, silente in Aula per un intero mandato o quasi), con uno scranno fatto proprio dai Fratelli d'Italia (anche a questo tavolo rappresentati da Fabio Mastroberardino, erede indiretto però del posto già di Matteo Manzoni e prima ancora di Antonio Pasquini, rappresentanti “destrorsi” di una Valsassina ora rimasta senza proprie bandiere) e uno dalla Lega (che affianca all'ormai storico Stefano Simonetti la new entry Davide Ierardi e Carlo Malugani, sospinto verso il ritorno a Villa Locatelli dalla sezione calolziese del partito). Ciò che Piazza voleva, la presidenza, l'ha ottenuta, non badando troppo ai mal di pancia costati alla sua "comunità". Questa volta, poi, senza il carrozzone bipartisan che aveva portato (costringendo tutti i coinvolti anche lì a far buon viso a cattivo gioco) all'elezione, nel 2018, di Claudio Usuelli. E pensare che la proposta di ritentare l'esperienza dell'amministrazione trasversale con candidato unico veniva ancora dal centrodestra.
Il voler andare a tutti i costi da soli ha portato dem e “compagni” a schiantarsi. E con loro i “Civici” che aspiravano ad essere l'ago della bilancia con almeno due consiglieri e si sono trovati, dopo aver tagliato le gambe a Marco Passoni, a valere, in assemblea, sì e no come un due di picche (pur di esperienza, portando all'elezione nientepopodimeno che Antonio Rusconi di Valmadrera, a cui, forse forse, mancava solo un'esperienza in Provincia per completare il suo ampio e invidiabile palmarès politico). Con 6 consiglieri oltre il Presidente, il centrodestra – senza potersi permettere assenze in Aula – governerà da solo. Con tutti gli oneri. E gli onori che, grazie ai fondi in arrivo dopo anni di vacche magre e svilimento dell'Ente, nei prossimi due anni non dovrebbero mancare.
A.M.