Lecco: inaugurata al 'Poli' la nuova sezione archivistica dei musei, 'miniera di conoscenze'

Inaugurata la nuova sezione archivistica dei musei cittadini, ospitata al campus universitario di via Ghislanzoni, in una sede per gran parte occupata dagli archivi Badoni (quello aziendale e quello famigliare) salvati nel 1993 dall’allora direttore dei musei Gianluigi Daccò il quale, prima che entrassero in azione le ruspe a demolire i vecchi capannoni industriali dismessi, segnalò alla Sovrintendenza la necessità di mettere al sicuro documenti di una parte importante della storia industriale cittadina e di una casata che ne fu protagonista per oltre un secolo.



Si tratta di circa 130mila disegni, migliaia di incartamenti tecnici e commerciali, un centinaio di album fotografici e poi filmini a documentare le grandi opere realizzate dall’azienda lecchese in giro per il mondo: stadi, impianti industriali, stabilimenti, il ponte sul Bosforo, le ferrovie sudamericane e via elencando per un catalogo smisurato.


Simona Piazza e Mauro Gattinoni


Manuela Grecchi e Mauro Rossetto

Da quel 1993 sono passati quasi trent’anni di vicende travagliate che hanno finalmente trovato ora una conclusione che rappresenta un punto di inizio, come si è soliti dire in questi casi e come infatti è stato detto nel corso dell’incontro svoltosi ieri sera al Politecnico e condotto dalla giornalista Katia Sala.


Marta Badoni

«Sarà una miniera di conoscenze per il nostro territorio – sono state le parole del sindaco Mauro Gattinoni – e costituisce un ponte tra il passato e il futuro, il passato di un’azienda che è stata l’università per molti imprenditori lecchesi e il futuro che è l’ateneo in cui gli archivi si trovano e che in essi gli studenti avranno un mondo da riscoprire attraverso disegni tecnici che sono piccoli capolavori di intelligenza».


Il taglio del nastro


Da parte sua, l’assessore Simona Piazza ha ripercorso le tappe del “salvataggio” degli archivi che è stato costruito negli anni dai diversi amministratori comunali che si sono susseguiti. Non a caso, il sindaco aveva ricordato come, non ci fosse stata la pandemia, la nuova sede sarebbe stata inaugurata due anni fa con un’altra amministrazione, quella guidata dal sindaco Virginio Brivio. A lui e agli assessori che l’hanno affiancato (Gaia Bolognini, Clara Fusi, Francesca Bonacina, Corrado Valsecchi) sia il sindaco che la vice Piazza hanno quindi voluto riconoscere il merito dello “scatto finale”.


Quest'ultima ha poi ricordato come sia ancora in corso il lavoro di catalogazione al quale seguirà quello di digitalizzazione con la possibilità anche di mettere in rete parte del materiale per poterne consentire la consultazione a distanza, ma anche di organizzare mostre. Un progetto per il quale il Comune ha già stanziato 150mila euro per il prossimo triennio.




La prorettore del Politecnico Manuela Grecchi ha parlato di un «valore scientifico importante per gli studenti», di «una fucina per studi innovativi importanti perché in quei documenti c’è molta genialità», vedendo un collegamento virtuoso tra gli archivi Badoni e il laboratorio Nervi (con il fondo dell’ingegner Pierluigi) situato nella stessa palazzina dell’ex maternità, considerato che molte delle strutture metalliche utilizzate per la realizzazione dei progetti di Nervi sono state prodotte proprio dalla Badoni.
In definitiva, davvero «un progetto straordinario», come ha detto nel suo messaggio di saluto la sovrintendente archivistica lombarda Annalisa Rossi.




All’incontro è intervenuta anche Marta Badoni, figlia di secondo letto dell’ingegner Giuseppe Riccardo Badoni che ha guidato l’azienda nel corso del Novecento fino alla morte avvenuta nel 1973, una ventina di anni prima che la crisi della grande carpenteria mettesse fine a una delle fabbriche storiche della città. Al recupero di tutto quel materiale che è storia viva, Marta Badoni ha dedicato molte energie «ed è giusto – ha detto – unire l’archivio industriale con quello di famiglia che è come una grotta delle meraviglie, perché in casa si respirava lo stabilimento».




Il direttore scientifico del museo Mauro Rossetto ha quindi presentato le caratteristiche del patrimonio messo a disposizione dell’università e degli studiosi, ricordando come nell’operazione si sia riusciti anche a ricavare uno spazio per ospitare gli altri archivi che non potevano più essere conservati a Villa Manzoni e una sala studio.
Infine, il tradizionale rito del taglio del nastro effettuato da Marta Badoni accompagnata dal sindaco Gattinoni.
D.C.
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