Lecco: la rigenerazione urbana è ormai alle porte, le regole che si è dato il comune

L'assessore Giuseppe Rusconi
Sta prendendo ormai forma il processo della cosiddetta Rigenerazione urbana scaturito dalla Legge regionale 18 del 2019. Dopo la fase delle manifestazioni di interesse, durante la quale il Comune di Lecco ha chiesto ai cittadini di presentare delle proposte di riqualificazione di edifici e immobili, adesso il consiglio è chiamato a deliberare ufficialmente quali sono gli ambiti nei quali avviare processi di rigenerazione urbana e territoriale, oltre che il "patrimonio edilizio dismesso con criticità" che potrà essere ammesso alla riqualificazione con le agevolazioni previste dalla legge.

"L'articolo 8 bis della normativa regionale ci chiede di individuare quegli ambiti che devono essere oggetto di rigenerazione - ha spiegato l'assessore all'Urbanistica Giuseppe Rusconi -. Questo ci chiama a scegliere su quali aree vogliamo investire nei prossimi dieci anni, come ci immaginiamo la Lecco del futuro". E questi spazi sono ormai noti, si tratta di quelli sui quali si sta investendo da tempo oppure aree su cui l'attuale amministrazione si è spesa in campagna elettorale: i fiumi, il lungolago, l'area della ex Piccola, il Bione, il piazzale della funivia e i piani d'Erna. Anche per questo capitolo è stata aperta la manifestazione di interesse, è stato chiesto ai lecchesi se ci fosse la volontà di intervenire su ambiti che fossero strategici anche per l'amministrazione. "Questi ambiti avranno una priorità all'interno dei piani di riqualificazione e l'individuazione di queste aree determina anche delle agevolazioni, come ad esempio delle semplificazioni di tipo burocratico e amministrativo" ha chiarito l'assessore. L'articolo 40 bis riguarda invece "interventi puntiformi", ovvero gli edifici: immobili degradati e dismessi da almeno un anno. Anche in questo caso è stata aperta una manifestazione di interesse e Rusconi ha confermato una "grande partecipazione della città", che ha portato gli uffici a svolgere una lunga e approfondita istruttoria per "cercare di capire le esigenze dei privati e trovare convergenze con quelle dell'amministrazione".

Con dei distinguo: gli edifici del centro storico e quelli classificati dal Piano di Governo del Territorio come "classe 5" avranno sì il bonus di incremento volumetrico, ma nella percentuale minima prevista dalla legge, ovvero quella del 10%. Mentre gli altri edifici avranno un incremento del 20. Sempre nel consiglio comunale di lunedì prossimo bisognerà votare anche una delibera che individua quelle aree o singoli immobili da escludere dall'applicazione di queste misure di incentivazione. "Noi proporremo di escludere dai benefit gli edifici che il PGT individua come M1 e M2, ovvero quelli di rilevanza storico-architettonica e ambientale assoggettati a vincolo diretto della Soprintendenza" ha detto Rusconi. "La norma infatti dice che tutti gli edifici del Tessuto urbano consolidato possono essere demoliti e ricostruiti, con un'incentivazione su altezze, e volumi e una deroga sulle distanze di rispetto - ha specificato il dirigente Luca Cereda -. Il Comune è chiamato e decidere per quali edifici la norma si disapplica. Noi proponiamo di escludere edifici classificati come M1 e M2, mentre non quelli identificati come M3, M4 e M5, che già possono essere oggetto di interventi piuttosto radicali".

Non convinto di questa scelta il consiglio Giacomo Zamperini: "Perché gli edifici storici non possono essere rigenerati? Anche quelli pubblici e le scuole potrebbe essere inclusi in questa misura? Se sì, ci stiamo tirando la zappa sui piedi. Mi chiedo se altri edifici come quello della ex Deutsche Bank siano esclusi da questa misura e non mi trovo d'accordo sulla limitazione della percentuale di espansione volumetrica, avrei lasciato il massimo per per tutti gli interventi". Peppino Ciresa ha aggiunto che proprio per il fatto che "questa delibera determinerà l'avvi di una grande trasformazione della città, sarebbe opportuno inserire nel piano tutte le domande presentate, privilegiando quelle che intendono valorizzare spazi che abbiano una finalità sociale". Un'altra prospettiva quella del capogruppo di Ambientalmente Alessio Dossi: "Si tratta di una legge regionale che in un certo senso ci arriva addosso e rispetto alla quale siamo chiamati a fare delle scelte. Noi dobbiamo identificare in maniera specifica come vogliamo che avvenga questa rigenerazione, dare una direzione. Questa legge infatti può essere un'opportunità per le città, ma può essere anche una legge palazzinara, dipende da come la si governa. Oggi la cosa giusta è andare a posizionarci rispetto ai benefit, individuando degli ambiti determinati in cui possono essere applicati e quelli in cui possono non esserlo".

Qualche chiarimento è arrivato ancora dall'architetto Cereda, rispetto in particolare alle questioni poste da Zamperini: "Il PGT prevede già la possibilità per il Comune di approvare piani di opere pubbliche con incrementi del 25%, quindi aggiungere volumetrie su volumetrie non serve a nulla, o si applica un criterio o l'altro. Le proprietà pubbliche sono già individuate come area standard e qualsiasi progetto di valorizzazione è attuabile con una delibera del Consiglio comunale, inoltre qualsiasi immobile pubblico che abbia più di 70 anni ha un vincolo automatico della sovrintendenza, così come le fasce di rispetto previste nei pressi dei fiuti, laghi e montagne hanno un vincolo a prescindere dell'applicazione del 40 bis. Rispetto all'ampliamento di volume, ci è sembrato opportuno applicare la percentuale minima in casi di beni paesaggistici o contesti sensibili". È stato invece l'assessore a confermare che l'edificio di piazza Garibaldi dove l'attuale amministrazione immagina di spostare il municipio è uno degli edifici che sono stati candidati alla rigenerazione, chiarendo che è possibile "intervenire sui palazzi storici ma con un intervento diverso, che non prevede un aumento volumetrico".

M.V.
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