Gruppo Amici Lecco festeggia i 5 anni dell'avvio della Casa. 'Il germoglio è diventato un albero'

Giornata di festa quella odierna per il "Gruppo amici Lecco" che dal 1990 si occupa di persone con disabilità sul territorio. L'associazione dal 2016 si è ulteriormente strutturata, attraverso l'istituzione di un progetto di casa famiglia, di cui quest'oggi sono stati celebrati i cinque anni.
La giornata è partita con la Messa presso la chiesa parrocchiale di San Giovanni con i partecipanti che si sono poi spostati per il rinfresco in oratorio. Un centinaio i presenti, tra loro anche Gaia Bolognini che da assessore all'Urbanistica seguì l'iter per addivenire alla realizzazione della struttura e l'attuale delegato al Welfare Emanuele Manzoni.

Emanuele Manzoni, Gaia Bologni e Giuseppe Preda

23 i volontari di "Gruppo amici Lecco" attualmente attivi. 5 invece i "coinquilini" che vivono stabilmente, nei giorni feriali, nella "casetta di legno" di Belledo. A loro e ad ulteriori quindici ragazzi si rivolgono le attività proposte dai membri del sodalizio, con uscite due domeniche al mese.
"Ci sono avventure che iniziano quasi per caso e poi un passo dopo l'altro durano più di una vita e coinvolgono tante vite - ha sottolineato Roberto Fumagalli dando lettura di un testo rivolto ai volontari - Negli anni '90 è nata la nostra idea, il nostro piccolissimo seme, che, come spesso fanno i semi, si è rintanato sotto terra al calduccio in attesa che ci fossero le condizioni giuste per germogliare. Il seme col tempo ha tenuto duro e ha germogliato. Nel 2015 il nostro germoglio è diventato albero, grazie alla posa della prima pietra della casa famiglia e ora l'albero, con la casa attiva e cinque ospiti fissi, continua a produrre frutti".

"Non c'è casa senza una famiglia, dicono, ed è vero a maggior ragione per il progetto di casa-famiglia del "Gruppo Amici Lecco" ha aggiunto poi il presidente Beppe Preda. Il fulcro sono loro, i ragazzi affetti da disabilità che da cinque anni esatti vivono in un edificio fortemente voluto e costruito apposta per loro, pensato per il "dopo di noi". Un luogo in cui cinque persone possano vivere serenamente assistite da persone capaci, seguite in ogni loro esigenza in un'atmosfera famigliare e rassicurante. La festa per il quinto anniversario dell'inaugurazione della casa-famiglia - ha proseguito - sia anche un'occasione per far conoscere questo progetto non solo a chi potrebbe averne bisogno, ma anche a chiunque sia interessato a entrare a far parte di un'associazione di volontariato. Le porte del Gruppo sono sempre aperte per chi ha
voglia di donare un po' del proprio tempo ed entusiasmo".

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"Mentre sentivo le parole del presidente ho pensato che a volte diamo per scontato il termine casa, che è un luogo in cui ci sentiamo a nostro agio, in cui ritorniamo la sera e dove troviamo molti amici a cui raccontare la nostra giornata" ha asserito Gaia Bolognini. "Proviamo a pensare come è bello dormire sul nostro letto o coccolarsi sul nostro divano e voi cinque anni fa avete realizzato un luogo confortevole che in quel momento erano soltanto degli spazi per accogliere delle persone e non era scontato che quelle persone riuscissero ad equilibrare le loro vite. Invece in questi cinque anni siete riusciti a creare e costruire legami. E' stata un'esperienza bellissima, io devo dire che col presidente ci vediamo ogni tanto e mi è rimasto un pezzo di cuore in quella casa, quindi complimenti e bravi a tutti"

Ultimo ma non per importanza, il contributo dell'assessore Emanuele Manzoni, che ha ringraziato la precedente amministrazione per aver creduto nella realizzazione di questo progetto, con particolare riferimento all'ex assessore Bolognini.
"Grazie a chi prima di noi ha reso reale questo progetto a cui sono particolarmente affezionato. Poi ci siete voi volontari, senza i quali non sarebbe nato nulla, voi che siete la linfa di questo albero rigoglioso, per citare la lettera. La sfida che state portando avanti è compito di tutta la repubblica, di ogni cittadino. Ogni azione fatta sui territori ha una cornice generale ed è bello che sia aperta al contributo libero delle amministrazioni e delle persone. Questi sono giorni di festa, ma anche di riflessione per l'anno che viene. Ho imparato tre parole in queste ultime settimane confrontandomi con tante associazioni e realtà del territorio che come voi si impegnano per rendere questa città un po' più bella e un po' più giusta. La prima parola è cura: dobbiamo mettere al centro la cultura della cura contro quella del consumo e dello scarto. La seconda parola è comunità: non è un caso che la casa sia situata in un certo luogo e questo vuol dire che intorno a questa casa c'è una comunità. La terza parola è collaborazione: senza la voglia di mettersi in gioco e a disposizione e senza la voglia di condividere un obiettivo, questo sogno non sarebbe stato possibile. Dunque per il nuovo anno penso che possiamo prenderci l'impegno di valutare questa parola e abbandonare quel mito per cui il progresso dei popoli si raggiunge solo attraverso la competizione".

Valentina e Elisabetta

A riprova di come il progetto funzioni, abbia raccolto anche la testimonianza di Valentina, sorella di Elisabetta, tra i cinque ospiti della casa:
"Mia sorella viveva con mia mamma da sempre, quasi praticamente in simbiosi, poi la mamma ha iniziato ad avere problemi ed Elisabetta se ne è resa conto. Avevamo già visitato la casa agli inizi perché conoscevamo la realtà. Dalla casa sono sempre stati molto disponibili e ci hanno sempre detto che se un giorno avessimo avuto la necessità, ci sarebbe stato un posto per Elisabetta. Nel momento in cui si è liberato un posto, il presidente Preda mi ha contattata, chiedendomi se volessi provare a portare Elisabetta. Così abbiamo fatto una prova di tre settimane nel mese di luglio. La prima settimana è andata un po' così, la seconda meglio e la terza anche. Elisabetta è poi andata al mare col suo gruppo, mentre anche gli altri ospiti della casa erano via in vacanza. Ho ipotizzato che al ritorno dalla vacanza mia sorella non volesse più tornare alla casa comune e che volesse stare a casa con noi, in realtà a sorpresa, al ritorno mi ha detto che avrebbe voluto tornarci. Sono rimasta molto contenta perché di solito Elisabetta o dice un sì deciso, oppure non parla, invece era proprio convinta. Da lì è stata quindi fatta ufficialmente la valigia per trascorrere i giorni feriali nella casa comune, rientrando in famiglia solo nei week end. Elisabetta si trova bene e vive come in una famiglia, è contenta e serena e fa anche delle cose in autonomia che in casa non faceva, essendo seguita dalla mamma".

Avanti tutta!

Andrea Gianviti
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