Lecco: il Comune verso la misurazione del proprio impatto ambientale. Preoccupa l'amianto dell'ex DB

L'assessore Renata Zuffi
Continua a Palazzo Bovara il lavoro legato al Paesc e alla possibilità di misurare gli impatti ambientali degli atti dell’amministrazione comunale. Per questo venerdì sera l’ingegner Giovanni Ferrari, il consulente del Comune di Lecco che sta portando avanti il progetto, ha illustrato i risultati finora raggiunti durante i lavori della commissione V. Dopo aver progettato il sistema che permetterà di realizzare questa valutazione, sono stati estratti tutti gli atti di consiglio e di giunta pubblicati dal primo gennaio al 30 giugno di quest’anno, per un totale di 160 delibere di giunta, 135 delibere di consiglio e 224 determine (in prospettiva circa 2mila atti all’anno), per “fare delle prove”. Il funzionamento è semplice, anche perché, ha spiegato Ferrari, si tratta di un metodo standardizzato che prevede innanzitutto l’identificazione dell’atto in questione, poi dell’area o dell’ufficio, del tipo di intervento e dell’oggetto. Questo avviene tramite un menu a tendina che guida l’operatore nella compilazione e restituisce una classificazione dell’atto che indica il suo cosiddetto “peso”. Quello che deve fare il redattore dell’atto a questo punto è indicare se questo ha un impatto positivo o negativo in termini di consumo di energia, consumo di suolo e produzione di rifiuti. “Lo sforzo che si chiede al redattore è quello di identificare questo impatto - continua il consulente - Anche gli impatti poi avranno un peso, la produzione di anidride carbonica ha un peso maggiore della produzione dei rifiuti ad esempio”. E dopo aver inserito tutti questi dati il sistema calcola un punteggio di questo impatto, lo converte in chilogrammi di CO2 e attribuisce una corrisponde misura di compensazione ambientale. “Non si tratta di un sistema inattaccabile, perché sennò non sarebbe applicabile. Quello che vogliamo invece è un sistema che abbia una validità scientifica, che dia consapevolezza del fatto che qualsiasi scelta dell’amministrazione può avere un impatto positivo o negativo sull’ambiente. Si tratta di un parere ambientale, che potrebbe essere equiparato al parate tecnico, anche se non vincolante”.

Un impatto che preoccupa ben di più è quello dell’amianto presente nell’edificio della ex Deutsche Bank in piazza Garibaldi, che ha spinto alcuni consiglieri di opposizione a chiedere la convocazione della commissione quinta. “Si tratta di una richiesta nell’interesse della pubblica utilità - ha chiarito il leghista Stefano Parolari - Quello che vogliamo capire è lo stato dell’arte, la presenza di criticità e di potenziali rischi sulla popolazione”.
A dare delle prime risposte l’assessore all’Ambiente Renata Zuffi, che ha spiegato che dalle analisi svolte da ATS nel 2013 era stata rilevata la presenza di una copertura in cemento amianto per 2200 metri quadri. Nel 2019, a partire da un esposto, si è avviato un procedimento che ha permesso di calcolare l’indice di degrado dell’amianto, risultato pari a 40. In questo caso la legge obbliga a intervenire per bonificare entro tre anni e la scadenza sarebbe il prossimo 26 maggio. La proprietà, la Lariana Iniziative Immobiliare, doveva presentare il cronoprogramma di questi lavori entro novembre, ma ha avuto una proroga di due mesi e non c’è la certezza che i lavori vengano effettivamente completati entro la data prevista. “Per il cemento amianto a cielo libero non esiste un parametro scientifico per la rilevazione della dispersione in aria - ha aggiunto Zuffi - però la proprietà ha dichiarato che la copertura è confinata e che non si cono altri manufatti in amianto, ad eccezione di quelli all’interno dell’edificio, che essendo in amianto friabile competono alla ATS per il monitoraggio”.
M.V.
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