Amarcord: 25 anni fa il ritrovamento di... un'ancora nel lago di Lecco

E’ accaduto nei primi giorni di dicembre del 1996, 25 anni fa: una vecchia ancora è uscita a sorpresa dalle acque del lago di Lecco, tra la darsena della Canottieri e la sponda antistante del Pescherino di Malgrate. Le vetrine dei negozi erano già piene di mele rosse e di dolci, piccole “statuine” di San Nicola di cioccolato: qualcuno lo aveva detto, “Nicola è patrono di marinai e naviganti e, quindi, dal lago potrebbe uscire qualche dono a sorpresa”.
Erano le 7.30 del mattino, nel chiaro-scuro di una città ancora quasi addormentata, quando un’ancora di ferro intrecciato di circa 60 centimetri affiorò sotto la barca di Olivio Pivato, commerciante, ed Alessandro Lorini, pensionato, entrambi residenti a Briosco, in provincia di Milano. I due, appassionati di pesca, stavano cercando anguille su profondità valutabili a circa 30 metri, quando nelle cordine rimase agganciata l’ancora, dono veramente a sorpresa nell’alba antecedente la notte di San Nicolò con i regali per i bambini buoni. Olivio Pivato dichiarò al quotidiano La Provincia: “Veniamo sovente a pescare con la barca a Lecco, ma è la prima volta che facciamo un ritrovamento oltre la fauna ittica. E’ stata grande la nostra sorpresa. L’abbiamo portata a riva ed è stata vista da altri pescatori e da alcuni passanti”. Lo stesso Pivato aggiunse: “Uno ha detto che dovrebbe essere un’ancora americana; per altri potrebbe trattarsi di reperto proveniente da barcone comballo. Dobbiamo ancora pulirla per vedere se conserva qualche data o scritta”.
I due pescatori di Briosco avvertirono del ritrovamento una pattuglia di vigili urbani in servizio sul lungolago. I due agenti, Mafalda Benedetti e Benvenuto Limonta, suggerirono di donare l’ancora alla Canottieri Lecco o al Museo della Navigazione sul battello Dalia, fermo lungo il tratto di sponda tra l’imbarcadero e la statua di San Nicolò.
Nei giorni successivi vennero consultati anziani ed esperti fabbri. Dall’esame dell’ancora risultò che era di acciaio, a forma di grappino con lavorazione attorcigliata, peso di 15 chilogrammi e mezzo, con settanta centimetri di lunghezza. Sempre la "radiografia" portò a ricostruire una storia che superava il secolo e mezzo: era probabilmente di un barcone “comballo”. Non mancarono idee fantasiose che rievocavano le battaglie navali del Medeghino assediato nel castello di Lecco. Qualche esperto suggerì che le ancore a grappino erano effettivamente usate già a quei tempi, ma un controllo attento alla lavorazione portò ad una data molto più vicina. Un fabbro disse: “E’ stata persa o tranciata”; un altro suggerì che la seconda ipotesi era la più probabile. Venne chiamata l’ancora della notte di San Nicola.
A.B.
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