Lecco: Premio 'Stile Alpino' a tre giovani gardenesi per l'apertura della nuova via 'Guardiano dei sogni'

Assegnato a una cordata di giovani alpinisti della Val Gardena il premio Stile Alpino del Lecco Mountain Festival, organizzato dalla casa editrice Alpine Studio di Andrea Gaddi. I vincitori sono Titus Prinoth, Alex Walpoth e Martin Dejori, 23 anni il primo e 27 gli altri due: nel novembre 2020 hanno aperto una nuova via, denominata “Guardiano dei sogni” sulla Terza Pala di San Lucano nelle Dolomiti bellunesi.

Andrea Gaddi

Alex Walpoth Martin Dejori Titus Prinoth

La consegna del riconoscimento è avvenuta nella serata conclusiva del festival lecchese, ieri sera nell’auditorium della Casa dell’economia.
Dall’edizione di quest’anno, tra l’altro, è stato deciso di assegnare un solo premio, mentre nelle precedenti erano due le categorie: una, lo Stile alpino appunto, per tutte le ascensioni su neve, ghiaccio o misto; una seconda, Rock, per le ascensioni su roccia.

Giurati e finalisti

Erano dieci le imprese alpinistiche prese in esame dalla giuria composta dagli alpinisti lecchesi Riccardo Milani e Fabio Palma, valtellinese Popi Miotti, bergamasco Ennio Spiranelli e trentino Maurizio Giordani. La scrematura ha portato alla scelta di tre cordate finaliste e poche ore prima della cerimonia di premiazione, la scelta è caduta appunto sull’ascensione degli alpinisti gardenesi: una via con uno sviluppo di 1350 metri (per gli esperti: 34 tiri, difficolta di VIII+ e A0) per tre giornate e due notti in parete. Una parete sulla quale aveva puntato gli occhi da tempo uno dei tre: «C’era una fascia gialla dove non sembravano ci fossero vie: siamo andati a vedere».

Immagini proiettate durante la serata

I giurati hanno spiegato la scelta di “Guardiano dei sogni” perché «rispecchia i valori dell’alpinismo e dell’avventura – ha detto Milani - che sono la filosofia del premio, ma anche per le indiscusse qualità di questi giovani alpinisti che già hanno lasciato segni importanti sulle montagne che hanno salito dimostrando capacità atletiche elevate e uno spirito encomiabile». Per Palma hanno anche pesato la giovane età e il luogo «irraggiungibile: la Pala di San Lucano dove probabilmente i cellulari non prendono e nessuno ti può rompere le balle e alla quale spesso ho pensato proprio per questo senza poi mai andarci». Da parte sua, Spiranelli ha lanciato un segnale d’ottimismo: «Chi dice che l’alpinismo è finito deve guardare alle imprese che abbiamo visto stasera».

La premiazione

La giuria: Ennio Spiranelli, Riccardo Milani e Fabio Palma

Tra l’altro, Titus Prinoth non è un volto nuovo per la rassegna lecchese. Due anni fa, infatti, aveva vinto nella categoria rock per l’apertura di una via sulla parete nord Sassolungo “inaugurata” nel luglio di quello stesso 2019 assieme ad Aaron Moroder e Matteo Vinatzer.

Luca Schiera, Graziano Bianchi, Elio Scarabelli, Mario Servillo e Giulia Bario

Matteo Faletti ed Emanuele Andreozzi

Gli altri finalisti  erano da una parte i veneti Alessandro Baù, Thomas Gianola e Giovanni Zaccaria per la prima ripetizione invernale, nel febbraio di quest’anno, della via “Viva Mexico Cabrones” aperta nel 2001 da Venturino De Bona sulla parete nord ovest del Civetta; dall’altra i trentini Emanuele Andreozzi e Matteo Faletti per l’apertura, nell’aprile di quest’anno, di una via, “Elements of life”, sulla Nord del Cimon della Pala. Anche queste imprese, dunque, nello straordinario scenario dolomitico.
La serata finale del festival – condotta dai giornalisti Mario Servillo e Giulia Bario – era stata aperta con i saluti portati dall’assessore regionale alla montagna Massimo Sertori e dell’assessore comunale agli eventi Giovanni Cattaneo.

Massimo Sertori

Giovanni Cattaneo

Dopo l’introduzione di Andrea Gaddi era stato inoltre proiettato il documentario prodotto da Unica Tv sul Sasso d’Erba: “C’era una volta. A testa in giù nel Buco del piombo”. Una “ricognizione” partita da un’idea del “ragno” Luca Schiera che su quelle pareti ha mosso i primi passi d’alpinista. E come lui generazioni di altri alpinisti di quella parte della Brianza e che poi hanno girato il mondo come Graziano Bianchi ed Elio Scarabelli che hanno raccontato delle loro legame con la Valle Bova, sopra Erba, dove si apre il Buco del Piombo e dalla quale si può salire all’Alpe del Viceré, alla Capanna Mara, al Bollettone e al Palanzone. Loro due erano cresciuti lì, come lì sono cresciuti lo stesso Schiera e Simone Pedeferri, seguiti  dalle telecamere, appiglio dopo appiglio, in una loro arrampicata su quelle rocce.
D.C.
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