Lecco, presunta tentata estorsione al cugino: Trovato Jr per il PM è da condannare. Chiesti 4 anni e sei mesi per la madre

Il Tribunale di Lecco
"Normalmente le conclusioni si traggono ricostruendo prima i fatti e poi sotto il profilo giuridico. Io seguirò il percorso contrario: inizierò dal diritto anche perché i fatti li ritengo pacifici" così, il sostituto procuratore della DDA di Milano Francesco De Tommaso ha esordito, nella tarda mattinata odierna, chiedendo, dopo quasi tre ore di requisitoria, la condanna di Emiliano Trovato e Eustina Musolino, rispettivamente, figlio e moglie del boss Franco Coco Trovato. I due sono a processo dinnanzi al collegio giudicante del tribunale di Lecco per tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso (con recidiva reiterata infraquinquennale), nei confronti di Angelo Musolino, figlio di Vincenzo e dunque cugino e nipote degli imputati, entrambi difesi dall'avvocato Marcello Perillo, dopo la prematura dipartita del collega Davide Monteleone, legale del primo all'avvio del procedimento, quest'oggi arrivato alle battute finali, senza però chiudersi. Differita infatti la sentenza, dopo l'audizione degli ultimi testi residui e la discussione delle parti.
Al centro della vicenda all'attenzione dei Tribunale - presidente Nora Lisa Passoni, a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta - delle reiterate pretese di lavoro/denaro avanzate - stando all'impianto accusatorio sostenuto dalla DDA - nel 2017 da Trovato nei confronti del cugino, titolare della Edilnord, rinnovate poi anche dalla signora Musolino, presente personalmente anche quest'oggi in Aula così come il figlio ed il nipote - costituito parte civile - definito "eroe" dal proprio legale. Rassegnando le proprie conclusioni, l'avvocato Lorenzo Magni (in sostituzione della collega Gabriella Cascini, titolare dell'incarico) ha voluto infatti sottolineare il coraggio dimostrato dall'imprenditore nel ribellarsi alle pressioni di quei famigliari che già in passato aveva rinnegato. "Ringraziamo che è un un eroe e non un martire" la pesante affermazione, della toga lecchese, ricollegandosi alla ricostruzione dello spessore del clan Trovato tratteggiato dal dr. De Tommaso, facendo proprie tra l'altro le argomentazioni sul punto già snocciolate dal Gip del Tribunale di Lecco, primo ad occuparsi del fascicolo di competenza Distrettuale. Il sostituto procuratore ha parlato senza mezzi termini, citando il contenuto della sentenza Wall Street, la prima sull''ndrangheta a Lecco con con Franco Coco Trovato quale personaggio cardine, della "minaccia portata da due soggetti vicini a una delle organizzazioni mafiose più feroci che hanno agito in Lombardia", evidenziando come sul territorio tale aspetto sia noto a tutti e in particolare a Angelo Musolino, essendo stato anche suo padre condannato nell'ambito della medesima inchiesta in quanto ritenuto il "cassiere" del cognato e dunque il "riciclatore" del denaro proveniente dallo spaccio di stupefacenti, core business del clan. Proprio Vincenzo Musolino, questa mattina si è accomodato al banco dei testimoni, citato dal difensore dei due imputati. L'anziano si è dimostrato non particolarmente puntuale circa il proprio passato - concentrando tra il '90 e il '93 il suo coinvolgimento negli affari di Franco - ma alquanto determinato nel sottolineare come suoi suoi figli gravi un "pregiudizio" legato proprio alla sua figura, riconducendo al proprio cognome e al parentado le cinque interdittive - l'ultima recentissima - che hanno colpito negli anni la Edilnord, facendo "tribolare" e non poco i ragazzi. E proprio alla volontà di prendere le distanze dai Trovato per evitare altri interventi prefettizi, l'avvocato Perillo, nella propria arringa, ha ricondotto l'azione intrapresa da Angelo Musolino contro i suoi due assistiti. Secondo il penalista, che ha anche tratteggiato l'accusatore come “tutt'altro che uno stinco di santo” alla luce di un'informativa del GICO della Guardia di Finanza,  nessuno degli episodi imputati costituirebbe reato, perché non “c’è minaccia né intimidazione”. Di diverso avviso, chiaramente il PM, che ha ripetutamente citato due frasi ascritte proprio agli imputati per ribadire l'uso del metodo mafioso nel reiterare richieste facendo assumere alle stesse il carattere di pretesa motivata solo dalla vicinanza a Coco Trovato: “o andiamo bene tutti o andiamo male tutti”, come avrebbe detto Emiliano prospettando ad avviso del sostituto procuratore “ripercussioni immediate” nei confronti del cugino in caso di diniego e “anche se non c'è Franco ci sono io a farne le veci”, espressione attribuita invece a Eustina, “molto più esplicita e diretta” nelle proprie considerazioni. Credibile, poi, secondo il rappresentante della pubblica accusa, il racconto di Angelo Musolino anche circa le “piazzate” che avrebbe subito in concomitanza con le “visite” di Emiliano, trovandosi il cugino presso la pizzeria che era solito frequentare, Alessandro Nania (oggi sentito in videoconferenza dal carcere) – considerato “sodale” ai Trovato - fuori dall'azienda e un altro soggetto vicino alla famiglia dinnanzi all'asilo del figlio. Tutti comportamenti tesi a “soggiogare la vittima” per il PM. Chiesti dunque, complessivamente, 5 anni secchi e 1.500 euro di multa per Emiliano Trovato. 4 anni e 6 mesi e 1.200 euro d'ammenda per la madre Eustina Musolino, entrambi già con condanne a carico. Il 31 gennaio la sentenza.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.