Olginate: clienti inseguiti con un'ascia, processo alle ultime battute
Si concluderà il prossimo 29 aprile la fase dibattimentale del processo a carico di Cheng Hui, classe 1989, dipendente d'orgine cinese del negozio Au Mai di Olginate: minacce e danneggiamento sono i reati a lui contestati.
Secondo la tesi della Procura lecchese, infatti, il 6 luglio 2016 si sarebbe lanciato all'inseguimento di due clienti dell'esercizio commerciale brandendo un'ascia. Moglie e marito, costituitisi parte civile e rappresentati dall'avvocato Marco Rigamonti, avevano raccontato nella scorsa udienza la propria versione dei fatti: si erano rivolti al commesso per aiutarli nella ricerca di un prodotto, ma, non avendo ottenuto risposta, avevano proseguito ad esaminare gli scaffali per conto loro quando la donna sarebbe stata spinta a terra dal cinese.
Il marito avrebbe reagito tirando un pugno all'odierno imputato, che a quel punto avrebbe impugnato l'arma e inseguito i due coniugi fino al parcheggio. Quando avrebbero trovato rifugio nella propria automobile, Cheng Hui avrebbe iniziato ad infierire sulla carrozzeria, rompendo anche un faro ed uno dei finestrini posteriori. Provvidenziale la presenza in negozio di un poliziotto in borghese, che avrebbe chiamato subito rinforzi.
Con l'ausilio di un interprete è stato sentito quest'oggi – al cospetto del giudice Maria Chiara Arrighi - un collega del 32enne: “so che c'è stata una litigata perchè l'hanno annunciato i dipendenti all'altoparlante” ha raccontato, aggiungendo di aver solamente visto nel parcheggio “il signore italiano” che cercava di andarsene con l'auto, trattenuto da alcuni colleghi e di aver visto di sfuggita l'odierno imputato con una ferita al naso. “Ho solo guardato un attimo fuori dal negozio per capire cosa stesse succedendo, ma sono rientrato subito”. Nulla ha saputo riferire in merito alla presunta presenza dell'arma: “Non ho visto se avesse in mano un'ascia” ha risposto alla domanda diretta del giudice.
Secondo la tesi della Procura lecchese, infatti, il 6 luglio 2016 si sarebbe lanciato all'inseguimento di due clienti dell'esercizio commerciale brandendo un'ascia. Moglie e marito, costituitisi parte civile e rappresentati dall'avvocato Marco Rigamonti, avevano raccontato nella scorsa udienza la propria versione dei fatti: si erano rivolti al commesso per aiutarli nella ricerca di un prodotto, ma, non avendo ottenuto risposta, avevano proseguito ad esaminare gli scaffali per conto loro quando la donna sarebbe stata spinta a terra dal cinese.
Il marito avrebbe reagito tirando un pugno all'odierno imputato, che a quel punto avrebbe impugnato l'arma e inseguito i due coniugi fino al parcheggio. Quando avrebbero trovato rifugio nella propria automobile, Cheng Hui avrebbe iniziato ad infierire sulla carrozzeria, rompendo anche un faro ed uno dei finestrini posteriori. Provvidenziale la presenza in negozio di un poliziotto in borghese, che avrebbe chiamato subito rinforzi.
Con l'ausilio di un interprete è stato sentito quest'oggi – al cospetto del giudice Maria Chiara Arrighi - un collega del 32enne: “so che c'è stata una litigata perchè l'hanno annunciato i dipendenti all'altoparlante” ha raccontato, aggiungendo di aver solamente visto nel parcheggio “il signore italiano” che cercava di andarsene con l'auto, trattenuto da alcuni colleghi e di aver visto di sfuggita l'odierno imputato con una ferita al naso. “Ho solo guardato un attimo fuori dal negozio per capire cosa stesse succedendo, ma sono rientrato subito”. Nulla ha saputo riferire in merito alla presunta presenza dell'arma: “Non ho visto se avesse in mano un'ascia” ha risposto alla domanda diretta del giudice.
F.F.