Lecco: mentre il territorio si tinge di rosso per le donne, in Aula un caso di violenza sessuale ed uno di maltrattamenti

Il Tribunale di Lecco
Mentre quest'oggi il territorio si tingeva di rosso in segno di solidarietà in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Tribunale di Lecco si è trovato ad affrontare un presunto caso di stupro e un fascicolo per maltrattamenti in famiglia, entrambi con una giovane esponente del gentil sesso quale persona offesa. Non si tratta - purtroppo - di qualcosa di non inusuale, ma la coincidenza - non certamente pianificata a tavolino - con il 25 Novembre, accende forse più di mille parole e tante iniziative un faro sulla necessità di educare al rispetto. Anche in considerazione dell'età degli imputati.

Il primo dei due procedimenti trattati vende infatti a giudizio un ragazzino oggi ventenne, accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di una coetanea. La denuncia risale al 2019 e per quanto parrebbe essere emerso finora in istruttoria, anche avvalendosi di consulenze tecniche, qualche dubbio sull'attendibilità della supposta vittima parrebbe essere emerso. Questa mattina è stata sentita, citata dalla difesa, la madre del giovanotto a processo, non presente personalmente in Aula. La donna - di origini straniere - pur con qualche difficoltà nell'esprimersi e qualche remora nell'entrare nei particolari più "intimi" della vicenda - è tornata alla memoria al 4 settembre 2019 quando, rincasando dopo il lavoro, avrebbe sorpreso il figlio e la sua denunciante in camera da letto, dopo un rapporto sessuale. La ragazza non avrebbe però tradito agitazione, se non nell'asserire "ho commessa una cazzata" ricondotto al suo essere fidanzata con altro soggetto, ricevendo poi sul cellulare plurime chiamate del patrigno a cui, davanti alla mamma dell'amico, suo compagno di classe, non avrebbe risposto, lasciando infine l'appartamento serenamente, dopo un caffè, per essere accompagnata dal ragazzo alle Meridiane dopo la attendeva il moroso insieme proprio all'uomo che la cercava telefonicamente. Qualcosa però, forse, non è andato così liscio, vista la denuncia poi presentata dalla ragazza a carico del coetaneo che il prossimo 17 marzo avrà modo di raccontare la propria versione dei fatti, rendendo esame prima della discussione finale.

Riprenderà solo a aprile, invece, il processo a carico di un romeno, classe 1994, accusato di maltrattamenti e lesioni nei confronti di una connazionale della stessa età, sua moglie all'epoca dei fatti. Dinnanzi al collegio giudicante - presidente Martina Beggio, a latere Gianluca Piantadosi e Giulia Barazzetta - quest'oggi è stata proprio la donna, con compostezza, a raccontare una convivenza puntellata da "litigi" divenuti negli anni sempre più frequenti con almeno quattro episodi di violenza fisica patiti, anche dinnanzi ai figli nel frattempo nati nell'ambito di tale burrascoso rapporto. La causa scatenante di insulti verbali e botte? La gelosia, parrebbe. Immotivata secondo la denunciate. "Non ho mai capito nemmeno io perché faceva così" la sua ammissione, incalzata dalle domande del sostituto procuratore Andrea Figoni finalizzate a ricostruire una relazione iniziata nel 2015 e finita per esasperazione nel 2020. Il primo accesso al pronto soccorso per le percosse subite già nel 2016, senza formalizzare una denuncia a carico al compagno. Poi le nozze, la nascita dei bimbi e un costante peggioramento della situazione, secondo quando descritto dalla 26enne, picchiata anche dinnanzi ai figli come nell'ultimo episodio in contestazione, quando a farne le spese sarebbe stato anche uno dei piccoli, refertato in ospedale per una ecchimosi al labbro. "Ma voleva colpire me" ha sostenuto con convinzione la donna, riferendo come i bambini non siano mai finiti sotto le mani del padre. Già nervoso da giorni, quella volta, nello specifico, il marito le avrebbe spaccato il cellulare dopo averlo ispezionato, non trovando nulla di anomalo. "Mi diceva che avevo cancellato tutto ma non era così" ha ricordato, ricostruendo l'avvio un alterco sfociato in altro certificato del Ps, l'ultimo prima di farsi forza e lasciare il consorte. Ripercorse le varie denunce attraverso il racconto della persona offesa, il PM ha provveduto a modificare il capo d'imputazione, contestando anche le lesioni in riferimento al primissimo pestaggio subito dalla giovane. Il processo proseguirà, come detto, a aprile con altra udienza già scalettata a luglio.
A.M.
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