Lecco: in parete per vincere, Beatrice Colli si racconta al Politecnico

Ciò che conta è partecipare? Tuo nonno. Naturalmente, non ha detto così: ha presenza e modi decisamente più garbati, questa ragazza di 17 anni che è già più di una promessa nel mondo dell’arrampicata sportiva e che non ha remore nel dire che se partecipa a una gara è per vincerla. Punto. Altrimenti farebbe altro. Ci vuole dunque ancora la sfrontatezza di una giovanissima per spazzar via con poche parole tutto un castello di ipocrisie e retorica che circondano l’ambiente sportivo.

Beatrice Colli

Lei è Beatrice Colli, campionessa mondiale e campionessa italiana assoluta nella specialità “speed” e con lo sguardo rivolto alle prossime Olimpiadi. Ieri sera è stata ospite del Politecnico, con il suo allenatore Fabio Palma, “ragno” di lungo corso e che dei Ragni della Grignetta è stato anche presidente. E “ragno” è anche Colli che alla palestra di via Carlo Mauri a San Giovanni è sportivamente cresciuta. A condurre l’incontro è stata la rettrice del Politecnico lecchese Manuela Grecchi.
Ed è stato un incontro senza filtri, nel corso del quale la giovane arrampicatrice – pur con toni delicati e certo un po’ d’emozione – ha parlato di sé, del proprio impegno e della propria vita, della soddisfazione e dello sconforto, delle gioie e delle delusioni: gli obiettivi mancati per l’emozione, i momenti di ansia prima di una prova.

Manuela Grecchi

Fabio Palma

Se è vero che altri sport che pure ha praticato, per esempio il nuoto e la ginnastica artistica, non l’hanno mai convinta e l’arrampicata sportiva invece l’ha rapita, è anche vero che tutto è cominciato un po’ per caso. Anche se, certo, l’istinto di arrampicare c’era fin da piccola: «Mi arrampicavo sui muretti – ha raccontato – Insomma, era un po’ pericoloso. E mia madre ha deciso di portarmi alla palestra di arrampicata del mio paese, Colico: lì, almeno, ero al sicuro. E un giorno, il preparatore mi dice che sarebbe stato meglio fossi andata alla palestra dei “ragni” a Lecco. Dove ho conosciuto Fabio Palma…».
Ed è stato un crescendo impressionante, fino appunto ad arrivare ai risultati di quest’anno con il titolo mondiale. «E’ l’adolescente più ambiziosa che ho incontrato – ha detto lo stesso Palma - Ciò può essere negativo o positivo, ma certamente l’ha aiutata. E comunque è un fenomeno. Mentale e fisico».

Tanto allenamento: tre ore al giorno per sei giorni alla settimana e anche sette nei momenti più “carichi” di impegni agonistici. E tanta determinazione. E quando Grecchi le chiede cosa pensi mentre arrampica, le risponde: «Pensare non è una buona cosa perché altrimenti sbagli. Il trucco è restare concentrati sul movimento. Se scendi e non ti ricordi quello che è successo, vuol dire che hai fatto un buon lavoro. E anche prima non devi pensare a nulla, altrimenti sbagli. Una volta ho pensato che avrei potuto cadere e infatti sono caduta. Non pensare, quindi: concentrarsi sulla parete, sul respiro….»
E si capisce che anche il rapporto con l’allenatore deve essere di quelli tosti, senza peli sulla lingua. Per esempio, non deve essere stato semplice per Palma convincerla ad arrampicare anche sulle falesie, la roccia vera, dove gli appigli non sono così evidenti e vanno intuiti o cercati: «All’inizio era abbastanza brutto – racconta lei - avevo paura di cadere, poi mi sono innamorata. Arrampicare su roccia, è completamente diverso: c’è la natura, c’è il sole...»

Però, in quell’allenatore che per lei s’è inventato anche nuovi metodi di preparazione atletica, c’è davvero una gran fiducia. Se è vero che un giorno che lui si era sbagliato e per un refuso le aveva assegnato una quantità di esercizi tali da stroncare chiunque, lei non aveva fiatato e aveva eseguito. Adesso però, ogni volta meglio chiedere un chiarimento in più. Non si sa mai.
In questi due anni, tra l’altro, Yuri Palma – figlio di Fabio e autore di video – ha registrato un documentario sull’attività di Beatrice che è stata argomento anche di una miniserie realizzata da “Epic Tv”, un network specializzato proprio in arrampicata sportiva.  Nel contempo, però, anche la preoccupazione per un problema congenito ai talloni (il morbo di haglund) che qualche grattacapo potrebbe darlo: e allora, calzature apposite e una preparazione specifica. E avanti: verso la vittoria «perché sì, mi diverto, ma tutto questo non lo faccio per divertirmi, ma perché se partecipo a una gara voglio vincerla, altrimenti non ci andrei». E, del resto, quando le chiedono la specialità che preferisce (tre quelle dell’arrampicata: boulder, speed e lead) non ha esitazioni: «Quella in cui vinco». E allora magari, le sconfitte sono un po’ più cocenti «e a volte non si accettano, è solo il tempo che ricuce la ferita. Però, come si dice, sbagliando si impara». E ogni sconfitta, ma anche ogni vittoria, vengono poi analizzate per capire come migliorare. Il futuro? «Vorrei avere una carriere lunghissima, incentrare la mia vita sull’arrampicata, magari aprire una palestra, allenare qualcuno, diventare un Fabio Palma…».

Francesco Calvetti

Beatrice con Vico Valassi

A salutare Beatrice Colli sono intervenuti anche Vico Valassi di Univerlecco e Francesco Calvetti (delegato per le attività sportive del Politecnico) che hanno ricordato come Canottieri e Ragni siano state le associazioni che fin dall’inizio hanno collaborato con il Politecnico coinvolgendo gli studenti, soprattutto quelli di origine straniera, contribuendo così a far loro superare certi momenti di isolamento.

Il sindaco Mauro Gattinoni

L'omaggio di Pietro Perego

Da parte sua, il sindaco Mauro Gattinoni ha comunicato l’arrivo di un milione e mezzo di euro, nell’ambito del piano Ollimpiadi, per l’ampliamento della palestra di arrampicata di San Giovanni (ne riferiamo a parte). A conclusione dell’incontro, inoltre, il rappresentante degli studenti Pietro Perego ha consegnato il rituale mazzo di fiori alla giovanissima arrampicatrice.
Dario Cercek
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