Colico: 'voci di donne' contro la violenza, musica e testimonianze

Serata di testimonianze per sensibilizzare sulla violenza contro le donne venerdì all'auditorium di Colico. Dall’inizio del 2021 al 26 ottobre, in Italia, le vittime di violenza sono state 100, “un po' meno rispetto agli altri anni - ha esordito Lella Vitali, presidente di Telefono Donna Onlus Lecco – ma bisogna considerare che solo il 12% di queste ha il coraggio di denunciare”.
La cosa più importante è “far capire alle vittime che sono al sicuro, e aiutarle a raccontare la loro storia senza nascondere i segni della violenza fisica e psicologica subita. Ricordo bene una donna che si è rivolta a noi: a 30 anni non aveva nulla, niente chiavi di casa, niente soldi, niente Bancomat, annientata completamente anche nella propria autostima e completamente dipendente dal compagno. In casi come questi anche le relazioni con le persone esterne alla famiglia vengono interrotte, per non avere nessuno con cui confidarsi, a cui raccontare quello che succede”.



Un percorso lungo, quello necessario a una donna che ha subito violenza, per poter tornare ad una vita normale. “Le difficoltà maggiori nel recupero sono la paura e l’incapacità di reagire" ha proseguito Lella Vitali. "Queste donne non sono più in grado di vivere, restano in attesa che accada qualcosa. Quelle straniere sono in situazioni ancora più complicate perché faticano ad ottenere una loro indipendenza economica e rimangono legate alla persona che continuava ad usare violenza su di loro. Gli uomini sanno bene come avere il controllo sulle loro vittime. La cosa importante da far capire a chi subisce è che non si deve provare vergogna, perchè la vergogna è di chi ha messo in atto la violenza”.
Una forte testimonianza è quindi arrivata da Adele. "Ho conosciuto il mio compagno a 20 anni, lui ne aveva 23 e insieme abbiamo coltivato il sogno di avere una casa. All’inizio della convivenza la violenza non era fisica ma psicologica, che è più deleteria, perchè non si può reagire" ha raccontato la donna. "Ricordo che per settimane lui non mi parlava: soffriva di disturbi ossessivi-compulsivi, per lui i soprammobili dovevano essere disposti sempre nello stesso modo e, se non era così, prima si metteva a sistemare tutto, poi non mi parlava più. Mi impediva di frequentare le mie amicizie, mi ha fatto allontanare anche dalla famiglia perché sapeva che in questo modo io non avrei più avuto un modo per confrontarmi con quella che era una vita normale. Poi siamo passati alla violenza fisica: prima mi picchiava e subito dopo mi diceva “Ti amo”, una cosa devastante, che confonde le idee, butta la tua autostima sotto al tavolo".



Il giorno in cui Adele ha trovato il coraggio di fuggire si è rivolta alla sua famiglia e poi a Telefono Donna, dove ha trovato un gruppo di volontarie che le hanno subito offerto un supporto. "Quando è successo a me non c’era tutta l’informazione di adesso, bisogna continuare a parlarne perché chi subisce violenza non deve essere lasciata sola” ha sottolineato. “Coloro che usano violenza vedono le donne non come soggetti, ma come oggetti che devono soddisfare i loro desideri" ha poi spiegato la dottoressa Tiziana Gilardi di Telefono Donna. "Questi comportamenti possono derivare da traumi subiti o da disturbi comportamentali, ma la sofferenza causata dall’uomo non deve esistere”.
La serata è proseguita con l'intervento musicale di Raffaella Natale, assistente capo alla questura di Sondrio, accompagnata da Simone Zecca alla chitarra, con il brano "Se un giorno io potessi". "Nella mia carriera di poliziotto ho fatto molte lezioni nelle scuole e ho sempre detto che ai bambini bisogna insegnare il senso del fallimento, che non è la fine di tutto ma una nuova opportunità" ha esordito la dott.ssa Natale. "La mia canzone inizia con il suono della pioggia, la pioggia che pulisce lo sporco, che è anche il rumore di qualcosa che si sgretola, come succede a tutte le donne vittime di violenza. Nel brano si parla di autostima perchè alla fine di una relazione tossica la donna si sente privata della fiducia in se stessa, ma c'è anche e soprattutto un messaggio di speranza per portare avanti questa battaglia".
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