Lecco: picchiato fuori da scuola dai parenti di un compagno offeso. La vicenda in Aula

Il tribunale di Lecco
Un ragazzo aggredito dai familiari di un compagno di classe: ma per quale ragione? E' questa la domanda risuonata più volte questa mattina in un'aula del tribunale di Lecco, nell'ambito del procedimento penale con imputato un egiziano classe 1965 - con casa in un comune alle porte del capoluogo - che nel 2015 insieme ad altri componenti della famiglia, avrebbe picchiato uno studente all'esterno dell'istituto professionale Fiocchi. Una condotta motivata dalla volontà di ''fare giustizia'' nei confronti del nipote che, alunno della medesima classe della presunta vittima, sarebbe stato vittima di battute sopra le righe, tanto da costringerlo a non presentarsi a scuola per circa due settimane.
Una lettura quest'ultima, smentita in realtà dal ragazzo aggredito e da un coetaneo destinatario della medesima sorte, secondo i quali non sarebbero mai stati messi in atto comportamenti lesivi della dignità del compagno di classe.
L'episodio, ad ogni modo, risale al 28 maggio 2015. ''Mi trovavo alla pensilina dell'autobus, fuori dalla scuola, insieme ad altri amici'' ha spiegato una delle due vittime, costituitasi parte civile. ''Erano le 8 circa. Ad un certo punto è arrivato un ragazzo che non conoscevo, poi ho capito che si trattava del fratello del mio compagno....cercava me. Mi ha chiesto di poter parlare e ci siamo spostati. In pochi minuti ho ricevuto un pugno in piena faccia''.
Al gancio sferrato al volto del ventenne - secondo il racconto reso stamani in aula - avrebbero fatto seguito altre botte. In pochi minuti si sarebbero infatti avvicinate altre tre persone (i genitori e gli zii, fra cui appunto l'imputato ndr) che dopo aver accerchiato lo studente, lo avrebbero colpito ripetutamente, facendogli letteralmente uscire la spalla dalla sua sede.
Un'aggressione in piena regola, con l'intervento a seguire della Polizia di Stato per raccogliere la testimonianza del ragazzo e dell'ambulanza del 118; caricato a bordo e trasferito al vicino ospedale Manzoni, l'alunno era poi stato dimesso con una prognosi di venti giorni dopo aver rimediato traumi e contusioni al volto, così come al torace.
Stessa sorte aveva riguardato un altro ragazzo, avvicinato e picchiato dai parenti del compagno di classe, per le medesime ragioni.
Entrambi tuttavia, hanno spiegato di non averlo mai preso in giro, ma di essersi limitati a battute scherzose. Eppure i due sono stati denunciati dai genitori del coetaneo per stalking, con i fascicoli poi archiviati dalla Procura. Sono andati avanti invece, i procedimenti penali a carico dei familiari del ragazzo egiziano, con quello odierno - con imputato lo zio - approdato al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio e due stralci nei confronti degli altri, finiti dal giudice di pace.
L'udienza odierna è stata scandita anche dai racconti di due amici della parte civile che avrebbero assistito al pestaggio. La loro deposizione però, non ha convinto nè il giudice, nè il pubblico ministero Andrea Figoni, che li hanno incalzati a più riprese, ravvisando reticenza rispetto a quanto riferito in aula. Nessuno dei due infatti, avrebbe chiesto all'amico il perchè di quell'aggressione, circostanza ritenuta improbabile.
In ultimo è stato sentito un operatore della Questura di Lecco che aveva dato un nome - avvalendosi delle testimonianze raccolte e dei riscontri tramite i social network - all'odierno imputato, di cui resta ancora da chiarire il ruolo assunto nell'ambito del pestaggio subito dallo studente lecchese.
Si torna in aula il 15 dicembre per l'esame dell'imputato e per l'esaurimento dell'istruttoria; manca infatti all'appello un altro giovane, citato per oggi e non presentatosi. Nei suoi confronti è stato disposto l'accompagnamento coattivo.
G.C.
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