Lecco città di anziani? Utili riflessioni nel nuovo libro di Mons. Paglia

Lecco, città di anziani? Sì, il capoluogo manzoniano risulta, numeri alla mano, fra le località più “vecchie” d’Italia, con il 26% dei residenti oltre i 65 anni. E’ quindi un libro da leggere la recente pubblicazione di mons. Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, dal titolo “L’età da inventare – La vecchiaia fra memoria ed eternità”. Nel 2020, l'autore è stato nominato dal Ministro della sanità del Governo italiano presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria della popolazione anziana.
Nelle oltre 225 pagine del libro spicca il capitolo 5° “Gli anziani: nella città, una risorsa”, in cui Mons. Paglia scrive: “A Milano, la città italiana che forse più di tutte è espressione della società avanzata a destinazione terziaria, le famiglie uni personali raggiungono il 45,6%. Se si bussasse alle porte di tutte le abitazioni milanesi, una su due risulterebbe abitata da una sola persona”.
Nelle pagine successive l’autore sottolinea: “La crescita delle città, o meglio delle megalopoli, è uno degli aspetti più significativi della nostra era perché la crescita della popolazione aumenta di pari passo con l’inurbamento. In futuro la popolazione mondiale sarà sempre più urbana; nel 2006 il 55% degli abitanti del pianeta viveva nelle città, nel 2030 questa componente supererà il 60%. Una persona su tre vivrà in città di oltre mezzo milione di abitanti”.
Nei capitoli successivi l’autore evidenzia il problema di come rendere le nostre città luoghi inclusivi e accoglienti per la vita degli anziani e, in generale, per la fragilità in tutte le sue espressioni. A tale riguardo vengono menzionate alcune iniziative per una popolazione sempre più "vecchia". Alcuni esempi vengono dai semafori più lenti per facilitare l’attraversamento, dai sedili nei negozi per potersi riposare durante la spesa, fino ai marciapiedi con sistemi di scioglimento del ghiaccio per ridurre cadute ed infortuni in città fredde. Sono, ovviamente, strumenti marginali, che possono però delineare poco a poco una città a misura di anziano. Occorre, però, andare ben oltre, vale a dire “incrementando politiche attive per sostenere un’assistenza domiciliare integrata e continuativa, con la possibilità di cure mediche a domicilio e con la distribuzione di servizi che ora sono centralizzati. Si tratta, insomma, di una “presa in carico” dell’anziano nel luogo della sua vita e, man mano che sorgono nuovi bisogni, si risponde in maniera adeguata. E’ il frutto di una conversione - sottolinea l’autore - sociale, civile, culturale e morale per rispondere in maniera adeguata alla domanda di prossimità dei "nonni", soprattutto dei più deboli ed esposti perché vivano in maniera familiare. Insomma, bisogna vincere l’isolamento, costruire una città dell’avvenire per gli anziani dentro le dinamiche urbane”. Mons. Paglia evidenzia inoltre: “Studiosi affermano che l’Italia possiede le premesse demografiche, storiche e culturali per diventare un laboratorio creativo nel trasformare la fragilità di una parte della popolazione in punti di forza, aiutando i suoi cittadini ad invecchiare a casa e ad essere una risorsa”. Speriamo sia così anche per la città di Lecco, che ha tutti i numeri residenziali per diventare un laboratorio di crescita nel cammino esistenziale non privo di orizzonti e di speranze.
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