Lecco: il lungolago apre il film del regista Nicolò Tagliabue. Altre scene girate in Brianza

È ambientato nel lecchese il primo lungometraggio del regista Nicolò Tagliabue. Le riprese di "Non è un lupo" - questo è il titolo dell'opera - si svolgono fra la città di Lecco e i comuni di Ello e Castello Brianza. Oltre che in altri luoghi del territorio. Sono proprio le immagini del lungolago del capoluogo ad aprire il film del regista di origini meneghine.
Tagliabue, classe 1990, è nato a Milano ma per lungo tempo ha vissuto nel lecchese. Un periodo nel quale ha scoperto le bellezze e le particolarità di questi luoghi che ora ha voluto proporre nel suo primo film. Realizzato con un gruppo di giovani amici e colleghi professionisti, "Non è un lupo" propone una storia del tutto singolare.

Nicolò Tagliabue

Le vicende prendono il via con un ragazzo di 30 anni che viene riportato presso l'abitazione dove dovrà scontare un periodo di detenzione domiciliare. L'obbligo all'isolamento non gli preclude la possibilità di conoscere una ragazza residente nelle vicinanze, con la quale instaurerà un rapporto intimo. A sconvolgere l'ordinario fluire degli eventi sarà la comparsa improvvisa di un dinosauro nei boschi vicino a casa. È in questa fase che la pellicola assume tutti i contorni del genere "black comedy post apocalittica" o "monster comedy" nella quale è inquadrabile. Un genere che si intravede, in qualche modo, fin da alcune scene iniziali e dalla scelta del regista di girare buona parte delle riprese in notturna. La trama dell'opera prosegue con Tomas Francesconi e Susanna Valtucci - i due giovani attori protagonisti - intenti ad affrontare la minaccia del dinosauro. Con loro altri protagonisti del film, alcuni dei quali interpretati dagli attori William Angiuli, Claudia Giampaoli, Paolo Salvadeo e Nikolas Lucchini. Le vicende descriveranno «una situazione che va oltre la logica» e che verrà ulteriormente sconvolta nel prosieguo della pellicola.

La scelta di introdurre un dinosauro non è casuale. Si tratta di una passione, quella per questo genere di animali antichi, che Tagliabue porta con sé fin da quando era giovanissimo. La volontà di unire questi mostri del passato con il territorio lecchese all'interno di una pellicola cinematografica non è stata una scelta semplice. Per riuscire a recuperare questo dinosauro di scena, «un raptor» come precisa il regista, è stato necessario rivolgersi a produttori particolari e specializzati. Il mostro che compare nell'opera di Tagliabue, manovrato durante le riprese grazie alle abilità di Francesco Gambino, è giunto dalla Cina. Una scelta che ha comportato un aggravio dei costi, ma che era fortemente voluta dal regista.

Non si è trattata comunque dell'unica complicazione che i giovani autori di "Ordinary Frames" - questo è il nome della compagnia indipendente che ha realizzato il film - hanno dovuto affrontare. Infatti, le riprese del lungometraggio sono iniziate nel 2019 e, a sole poche scene dal termine, hanno dovuto subire uno stop lungo quasi un anno a causa della pandemia.
Difficoltà che - ricorda il regista - sono state superate grazie ai colleghi di lavoro. «Persone che hanno avuto il coraggio di affrontare queste avversità e lo hanno fatto in modo straordinario» ricorda Tagliabue che sottolinea come senza di loro «il film non sarebbe mai stato fatto».
Tagliabue, che ha all'attivo già nove cortometraggi, sta ultimando la pellicola proprio in questi giorni, grazie all'aiuto dei suoi collaboratori. Le riprese sono terminate e i tecnici sono impegnati nell'effettuare le scelte finali in tema di musiche e sound design.

«Stiamo - spiega il regista - definendo gli aspetti di post produzione, il film dovrebbe essere pronto fra la fine dell'inverno e la primavera 2022».
Il gruppo di "Ordinary Frames" non ha ancora scelto le modalità di diffusione al pubblico, ma pare certo che verrà effettuata una proiezione dal vivo per la presentazione.
L.A.
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