Lecco: sversamento nel Caldone nel 2019, titolare dell'area ex Leuci finisce a giudizio

Una foto scattata il giorno dello sversamento
La vicenda del torrente Caldone, coinvolto a inizio 2019 in un episodio di inquinamento, è stata rievocata stamani in Tribunale a Lecco. Per quella questione, di cui tanto all'epoca si era parlato, è finito a giudizio il rappresentante legale della Lago srl, allora proprietaria dell'area ex Leuci. Proprio durante le fasi di smontaggio di alcuni silos presenti all'interno dello storico comparto industriale, si era verificato il distacco di perlite: un materiale utilizzato come termoisolante e per il riempimento di intercapedini che, venuto a contatto con l'acqua, si era parzialmente sciolto confluendo nelle tombinature delle acque chiare e da lì al Caldone appunto, con la sostanza trasportata poi dal torrente sino al lago.
Un materiale non inquinante come è stato precisato stamani dalla dr.ssa Valsecchi, referente di Arpa, che insieme ad Ats Brianza e alla Polizia locale, aveva svolto sopralluoghi e accertamenti per stabilire soprattutto genesi e responsabilità di quanto accaduto.
Escussi a sommarie informazioni alcuni soggetti presenti nel comparto, si era così risaliti a Gaetano Amalfitano, siciliano d'origine ma brianzolo d'adozione, nonchè appunto referente della società - nel frattempo fallita - proprietaria dell'area nel quale si era verificato l'episodio, nella quale peraltro stava operando un'altra impresa per la messa in sicurezza delle strutture.
Trattandosi di un materiale non pericoloso e constatato il ripristino dello stato dei luoghi ed il conferimento della perlite in un apposito sito in provincia di Sondrio, circostanza avvenuta nel giro di pochi giorni, all'imputato era stata elevata un'ammenda di 6.500 euro; se l'avesse pagata, la vicenda si sarebbe chiusa senza strascichi penali. Così purtroppo non è stato, tanto che l'uomo è finito al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, chiamato a rispondere di una serie di reati ambientali.
Tre i capi di imputazione contestatigli a seguito degli accertamenti di Ats - non citata in aula sino ad oggi - e un ultimo frutto delle indagini svolte appunto da Arpa. Sottoposto ad esame, nel rispondere alle domande del vpo Caterina Scarselli e del giudice, Malfitano ha dichiarato di non sapere nulla dei lavori che in quel periodo erano in corso proprio all'interno dell'ex Leuci, allontanando da sè ognuna delle contestazione mosse a suo carico.
Si torna in aula il prossimo 15 febbraio per il prosieguo dell'istruttoria dibattimentale, al termine della quale si passerà poi alla discussione.
G.C.
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